E’ morto a Roma Carlo Lizzani: il regista 91enne si è lanciato dal terzo piano della sua casa in via dei Gracchi, nel quartiere Prati. A dare l’allarme alla polizia sono stati alcuni vicini che hanno notato il corpo nel cortile del palazzo dove abitava. A quanto si apprende, è stato ritrovato un biglietto dove forse il regista ha spiegato i motivi del gesto, che ricorda quello di Mario Monicelli che, sofferente a causa di un cancro alla prostata in fase terminale, la sera del 29 novembre 2010 si suicidò gettandosi dal quinto piano del reparto di Urologia dell’ospedale San Giovanni, dove era ricoverato.
Lizzani – che nel periodo neorealista era stato sceneggiatore di Vergano, De Santis, Rossellini e Lattuada – aveva esordito dietro la macchina da presa col documentario “Nel Mezzogiorno qualcosa è cambiato” (1950) e col film “Achtung! Banditi!” (1951). Tra le sue pellicole più famose ci sono “Cronache di poveri amanti”, “Banditi a Milano”, “Mussolini ultimo atto”, “Caro Gorbaciov”, “Celluloide”, il più recente “Hotel Meina” del 2007.
Dal 1979 al 1982 ha diretto la Mostra del cinema di Venezia e nel 1999 aveva ricevuto dall’università di Torino la laurea honoris causa in Scienze della comunicazione. “Ho cominciato da poco a darmeli. Capisco che sono una condanna perché il tempo accelera e passa come un fulmine“, aveva detto in un’intervista concessa a Repubblica in occasione dei suoi novant’anni.
“Aver vissuto così a lungo è già una vittoria. O meglio la fine di una scommessa. In fondo, siamo il risultato di uno spermatozoo che è andato a meta a fronte dei miliardi che hanno fallito. E alla fine quello sono io, il frutto del caso. È il caso che ci disegna. Apro gli occhi e mi accorgo di essere dentro uno spettacolo, gettato su un palcoscenico. Sei un attore finché dura la recita. A me il caso ha dato il cinema che mi ha permesso di vivere il Novecento vedendone i protagonisti”.
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