E’ arrivato anche Nicolas Cage alla 70esima Mostra del Cinema di Venezia. E, con lui, sono arrivati nuovi applausi. Cage è il protagonista del film in concorso Joe, il “western triste” (così ormai è stato ribattezzato) diretto da David Gordon Green e tratto da un romanzo di Larry Brown. Ambientato nel Texas dei giorni nostri, popolato da gente emarginata, racconta la storia dell’ex detenuto Joe Ramson (Cage) che in una cittadina del Sud incontra un ragazzino di nome Gary (interpretato da Tye Sheridan) in grado di attirare la sua attenzione con una personalità non indifferente.
Il ragazzino è un figlio di alcolizzato (Gary Poulter) che spesso ricorre alle maniere forti; rischia di perdersi, sbandare, ma Ramson si affeziona in lui e decide di aiutarlo a ritrovare la strada giusta. Nutrendo il medesimo desiderio anche per se stesso. Al di là della vicenda specifica e delle singole scene, sono i buoni sentimenti a caratterizzare questa pellicola. E come tutti i western che si rispettino, non mancherà il lieto fine in cui il sacrificio verrà premiato con una buona dose di giustizia.
“Joe – spiega il regista, come riportato dall’Ansa – è la storia degli ultimi resti dell’era dei cowboy, quando era accettabile distruggere un bar con una sparatoria, vivere secondo le proprie leggi e comandare le donne. Intorno a Joe Ransom il mondo è cambiato e lui non riesce proprio ad adattarsi al cambiamento. Volendo presentare la giustapposizione del nostro personaggio con questo mondo, ho cercato di trovare un equilibrio fra elementi del genere western, archetipi degli Stati Uniti del Sud e un pizzico di America moderna delle piccole città. Quel che rende Joe affascinante è l’impossibilità di metterlo a fuoco. Il protagonista non è una, ma tante cose diverse. È stato in carcere, ha ucciso, ha pianto fra braccia di donne e ha lavorato sodo per tutta la vita“.
La figura di Gary è anche simbolica: rappresenta le scelta fra il bene e il male, la voglia di riscatto, la forza dei legami basati sul cuore e sul coraggio. Cage definisce questa sua interpretazione “memorabile” per i temi trattati e per l’intensità con cui si è dato al proprio personaggio, aiutato anche dal fatto di avere due figli: “Mancano i padri e ce ne sono non di sangue, in questa storia qui come in tante altre. La civiltà nasce dentro la casa. È importante passare tempo con i propri figli, prendersi cura di loro. Ormai mi riservo un anno tra un progetto e l’altro. Analizzo i copioni con attenzione. Questo, con tutta la redenzione che l’attraversa, mi ha convinto subito“.
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