Quando un film fa discutere ancor prima di arrivare nelle sale cinematografiche, è sempre un buon segno. Vuol dire che “vibra” e fa vibrare. Pensare. La variabile umana è il primo film di Bruno Oliviero, un thriller che arriva dopo anni di documentari. Una sfida a cui hanno deciso di partecipare ottimi attori come Silvio Orlando e Giuseppe Battiston. Presentato fuori concorso al Festival di Locarno, affronta due temi contemporaneamente: il difficile rapporto fra un padre poliziotto e una figlia adolescente fin troppo tormentata; e il sottobosco di sesso e potere che anima una Milano dai tratti scuri.
Ci sono le escort, c’è un’ambiguità pulsante, c’è l’ambizione sfrenata: ingredienti che non possono non riportare allo scandalo Ruby. Ma Oliviero tiene a sottolineare che “è un progetto del 2009, non ho l’ossessione per Berlusconi. Queste cose c’erano già, i processi le hanno solo tirate fuori“.
Ci sono anche i sentimenti dei personaggi, che anzi hanno un ruolo di primo piano. Orlando veste i panni dell’ispettore Monaco, segnato dalla morte della moglie e incapace di occuparsi come dovrebbe di sua figlia. Un uomo in lotta col crimine e con se stesso, infine scosso dall’arrivo – nel suo stesso commissariato – di quella ragazzina che ha messo al mondo e che viene sorpresa con la sua pistola. E poi c’è da indagare sulla morte violenta di un imprenditore con la passione per le adolescenti: un caso che aumenta la sua inquietudine e che affronta insieme al suo vice Levi (Battiston).
“È stata un’esperienza importante per me – ammette Orlando – c’è stato qualcosa nel modo di come Oliviero ha caratterizzato il personaggio di Monaco e come ci ha diretto sul set che mi ha permesso di vedere un me stesso altro da me. È stata la prima volta, malgrado i miei 56 anni, che mi capitava come attore. Ho capito delle cose che non avevo ancora compreso sulle mie potenzialità, forse perché sono stato sempre molto insicuro“.
La variabile umana esce il 29 agosto: un film da vedere, che magari qualcuno collegherà anche a La grande bellezza di Paolo Sorrentino: sia pur con diverse collocazioni temporali le atmosfere, per certi versi, sono simili. E simile è la faccia stropicciata di un’Italia che scalpita per uscire dalle tenebre. Ma non ci riesce. O forse non vuole.