La voce di Lavinia Longhi è un po’ bassa, profonda. Calda. L’ascolti e ti viene in mente un gatto accoccolato sul divano, chissà perché. Forse perché lei, qualcosa di felino, ce l’ha anche addosso. Occhi a mandorla, lunghi capelli neri, corpo snello. E’ bella, ma non ha messo la sua bellezza al centro della scena. Certo, quella c’è e serve. Tuttavia Lavinia ha preferito percorrere la strada più lunga, sterrata. Nata in provincia di Como da padre italiano e madre serbocroata, giovanissima ha frequentato la scuola di teatro Quelli di Grok a Milano, specializzandosi poi con seminari e laboratori. Gavetta, tanta. Serata trascorse sul palcoscenico, tante. Al cinema non aveva pensato, strano a dirsi ma è così. In un’Italia in cui basta avere un aspetto gradevole e partecipare a un reality per avere la certezza della propria vocazione, la Longhi ha incarnato l’eccezione.
Poi, però, ci ha pensato il destino. L’esordio in tv è avvenuto grazie alla serie Il supermercato con Enrico Bertolino e Angela Finocchiaro, poi è arrivato anche il grande schermo: Lavinia ha recitato ne Il Vangelo secondo precario, in Sanguepazzo di Marco Tullio Giordana (in molti ricorderanno la scena con Monica Bellucci), Maremosso, Ghost Track, La signora Enrica di Ali Ilhan, Immaturi – Il viaggio di Paolo Genovese, Amaro amore di Francesco Henderson Pepe. Ne I giorni della vendemmia, debutto alla regia di Marco Righi, la Longhi è la protagonista, figura in grado di rivoluzionare la quotidianità della campagna emiliana con la sua indole ribelle e un fascino quasi prepotente.
Una pellicola indipendente che ha portato tante soddisfazioni.
Sì, ha avuto una vita bellissima e ce l’ha ancora, qualche giorno fa è stato anche alla rassegna cinematografica di Nanni Moretti. Un progetto realizzato con pochi mezzi che è stato accolto bene sia dal pubblico che dalla critica: ne sono felicissima.
I tuoi prossimi impegni?
Girerò la seconda stagione di Mario, la serie tv ideata da Maccio Capatonda e trasmessa su Mtv; e a settembre tornerò in Turchia: ho un paio di sceneggiature da leggere e idee da valutare.
La Turchia è una terra che ormai conosci bene.
Sì, e che mi affascina molto. Ho trascorso quasi un anno in quei luoghi per girare la serie tv Uçurum, un arco di tempo durante il quale ho imparato la lingua, visitato luoghi, conosciuto persone.
Credi che l’attrazione verso quei posti possa derivare in qualche modo dalle tue origini per metà serbocroate?
Credo di sì. Non mi sono mai considerata al cento per cento italiana, anche perché effettivamente non lo sono. Da piccola andavo tutti gli anni nel Montenegro, il Paese di mia madre: era l’appuntamento con l’altra metà delle mie radici. Non ci sono similitudini oggettive con la Turchia, eppure è come se io le trovassi. Non so bene di cosa si tratti… E poi mi piace lavorare anche all’estero.
Ma davvero non avevi mai pensato al cinema e alla tv? Nemmeno guardandoti allo specchio t’era venuto in mente?
No (ride, ndr!). Il mio incontro con la tv e il cinema è avvenuto tardi, avevo già 24 anni. Credo che in parte sia stato dovuto alla mia educazione, la mia famiglia ha sempre amato il teatro e io ho cominciato ad andarci fin da piccola. Poi, alle scuole superiori, avevo questo atteggiamento un po’ snob… Stupidamente pensavo che la recitazione cinematografica non fosse vera recitazione. Che l’unica arte nobile fosse il teatro. Ho scoperto il cinema tardi e in modo quasi intellettualistico, quando mi sono ritrovata a studiarlo durante gli anni universitari. Stavo sempre fuori casa, non avevo il “bagaglio” di film visti la sera sul divano… Dunque ho dovuto recuperare. E mi è piaciuto!
Poi è arrivato quel cortometraggio.
La sera dell’ultima di Paolo Lipari. Avevo 24 anni, appunto. Organizzarono i provini nella mia scuola e andò bene… Da lì mi resi conto che non era affatto male e dissi a me stessa ‘proviamoci!’ (sorride, ndr).
Sei una donna, ma conservi l’aspetto quasi da ragazzina e spesso ti ritrovi a interpretare personaggi che hanno diversi anni in meno rispetto alla tua età effettiva…
E’ vero, è accaduto soprattutto all’inizio. Adesso, molto meno. Il mio personaggio nella serie tv con Bertolino e la Finocchiaro, per esempio, era una sedicenne. E io, di anni, invece ne avevo 24. Non è facile: bisogna parlare in un certo modo, recuperare un’ingenuità che magari non si ha più, fare un lavoro a ritroso. A parte ciò, questo è un po’ un mio cruccio perché può capitare che un regista sia alla ricerca di una trentenne – per esempio – e, basandosi su una mia foto, mi escluda a priori. Però, pensandoci bene… Sai cosa ti dico? Va bene così. Anche perché poi basta un incontro, basta la voce, basta uno sguardo per dimostrare il necessario.
Il tuo aspetto fisico, inevitabilmente, si traduce in ruoli da seduttrice: qual è la tua reazione?
Ultimamente la vivo un po’ male, devo ammetterlo. Certo, vuol dire che piaccio e va bene così. Però in un momento storico come quello attuale, in cui la donna cerca con ogni mezzo di dimostrare che non è solo un “oggetto”, preferirei interpretare ruoli più profondi. O anche comici, magari. In ogni caso, che permettano di esprimere anche il mondo interiore. In molti casi si tratti è un limite di sceneggiatura. E poi posso dire una cosa?
Certo.
Non è vero che in Italia non ci sono progetti belli e interessanti. Ci sono eccome: solo che spesso non si vedono perché non hanno la distribuzione. Succede tante, troppe volte.
Prima hai detto che, durante gli anni della crescita, non stavi mai in casa: ma dove andavi?
… Stavo in compagnia (ride, ndr)! Sono cresciuta nella provincia: ci si ritrovava in piazza, si andava insieme nei locali. Mi piaceva fare casino, sono sempre stata un po’ ribelle. Trascorrevo ore con gli amici e allo stesso tempo leggevo Čechov e cercavo le grandi risposte…
E adesso che donna sei?
Eh, domanda difficile. Mi piace ancora stare in giro e in mezzo alla gente. Coltivo le amicizie con impegno, sono poco mondana, non frequento i posti “giusti” e forse per questo non ho fatto 20 film in un anno… No, a parte le battute: mi ritengo una persona coerente e voglio stare in pace con me stessa. Non mi è mai piaciuto essere aiutata, sono cocciuta e voglio fare tutto da sola. Recito, ma porto avanti anche altri interessi. Per esempio adesso ho ‘scoperto’ la musica e provo a cantare con un gruppo di amici. Dicono che la mia voce sia bella. Che donna sono? Una donna in ricerca, direi…
Hai coltivato amicizie anche nel tuo mondo lavorativo?
Beh, ho mantenuto rapporti di amicizia con i registi con cui ho lavorato: Davide Marengo, Paolo Genovese, Marco Righi. E poi con Ettore Bassi, Maccio Capatonda, Lucia Ocone. E’ un’attrice anche la mia migliore amica, Alice Mangione: siamo sorelle.
C’è competizione fra le attrici?
Beh, direi di sì. O forse sarebbe più esatto dire che c’è competizione nella misura in cui una è a secco e l’altra no; il pensiero “quella lavora” crea un determinato stato d’animo non troppo positivo. Per quanto mi riguarda, cerco di non guardare troppo gli altri.
La scena di cui conservi un ricordo più intenso ed emozionante?
Mi viene in mente un lavoro ormai datato, il film tv Anime in corsa; è stata una delle prime occasioni in cui ho avuto una parte da protagonista, quindi un certo tipo di responsabilità. E ricordo che più volte ho avuto la certezza che stavo lavorando bene, facendo le cose giuste.
Un ruolo che ti piacerebbe avere?
Vorrei recitare in un bel film d’azione… Hai presente quelli con le sparatorie (ride, ndr)?
Tu saresti dalla parte dei buoni o dei cattivi?
Dei buoni! Anche se in fondo anche la cattiva ci sta, dai… E poi, visto che ho intrapreso questa sorta di nuovo viaggio nel mondo della musica, mi piacerebbe interpretare una rockstar!
Foto by Kikapress
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