Il Re non vuole cedere la sua corona, almeno non per il momento. Il maestro del brivido ha ancora tanto da dare e tiene – giustamente – ben saldo fra le mani il suo scettro. Fra gli ospiti del Giffoni Film Festival Dario Argento ha dimostrato una volta in più di avere personalità da vendere, in un modo che può piacere oppure no: ha scansato la folla, non si è fermato, non ha rilasciato autografi. In compenso, ha lanciato qualche dardo. A chi gli chiedeva se Federico Zampaglione – giunto alla sua terza pellicola horror con Tulpa – possa essere considerato il suo erede, Argento ha risposto non senza una certa stizza: “Non c’entra niente con me. Lui si crede il mio erede, non io…“. Discorso chiuso.
Come riporta il settimanale Tv Sorrisi e Canzoni, il celebre regista ne ha avuta una anche per l’horror targato Usa: “Ormai è nelle mani delle banche che cercando il profitto puntano su film splatter, pieni di effetti speciali ma senza suspense, grazie ai quali incassano soldi“. Poi, quando è giunto il momento di parlare di sé, si è ammorbidito e lasciato andare a qualche aneddoto. Ha raccontato del suo primo “trauma”, che arrivò da bambino. Andò a vedere Amleto a teatro e “Quando apparve il fantasma – è il suo ricordo – stetti talmente male da avere le convulsioni“. E ancora: “Da adolescente fui costretto per molte settimane a letto. In quelle giornate da solo a casa prendevo dalla libreria di mio padre alcuni libri. Un giorno mi capitarono tra le mani i racconti di Edgard Allan Poe e per me furono una folgorazione e una rivelazione“.
L‘unica cosa che gli fa davvero paura è la sua parte oscura, che tutti possiedono ma di cui pochi hanno consapevolezza: “ed è proprio grazie al fatto che io so raccontarla che i miei film hanno successo in tutto il mondo, perché sono universali. Io vi mostro il mio inferno interiore, girare questi film non serve a esorcizzare le mie paure, ma a soddisfare il bisogno di comunicare con il pubblico. Alla gente piace avere paura perché è uno dei sentimenti più forti, così vicino alla morte e alla violenza, anche se si sa che quelle immagini non usciranno dallo schermo ed è tutta finzione”
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