Nove Premi Oscar fra cui Miglior Film e Miglior Regia, dieci Golden Globe, tre Premi Bafta, nove David di Donatello, il Premio Cèsar, quattro Nastri d’argento, un Grammy Award: questo il bottino messo insieme da L’Ultimo Imperatore, film del Maestro Bernardo Bertolucci con Peter O’Toole, John Lone e Joan Chen che ha lasciato il segno nella storia della cinematografia italiana e mondiale. A distanza di 25 anni – era, infatti, il 1987 – il capolavoro ritorna nelle sale nella versione in 3D: e se già l’originale era di grande impatto, questa davvero sarà da brividi. L’appuntamento è per martedì 10 e mercoledì 11 settembre.
Con le sue 72 primavere, la maggior parte delle quali trascorse nel segno di un profondo amore per la settima arte, Bertolucci è tutt’altro che refrattario al cambiamento dei tempi e anzi ne trae ulteriore linfa: “Sono sedotto dalle nuove tecnologie – ha dichiarato – mi hanno ridato la spinta a sperimentare, a rimettermi sul cinema dopo oltre dieci anni di pausa“.
La nuova versione, che permetterà di rivivere con maggiore intensità l’avventura nella Città Proibita accanto al piccolo Imperatore, è frutto dell’entusiasmo del Maestro ma anche della volontà del produttore Jeremy Thomas e dell’abilità del direttore della fotografia Vittorio Storaro: per tradurre il progetto in realtà ci sono voluti un anno di lavoro e oltre due milioni di dollari. Notevole investimento, certo, ma ne è valsa decisamente la pena. “E’ una trasformazione magica – si legge in una nota ufficiale – che rende gli spazi davvero unici e i dettagli della dinastia Ching ancora più incredibili. La versione restaurata in 4k-3D dona, inoltre, una poetica esaltazione delle scene dedicate all’adolescenza del protagonista Pu-Yi, ultimo imperatore della Cina e al suo percorso dall’onnipotenza alla normalità, dal buio della nevrosi alla luce della quotidianità“.
“Questo film – aggiunge Bertolucci – rappresenta la mia madeleine proustiana, perché mi ricorda i lontani anni in cui fu realizzato, la Cina, il successo mondiale. Ma il tempo, come afferma Sant’Agostino, viene dal passato che non esiste più, attraversa il presente che è imprendibile e si proietta nel futuro che ancora non esiste“.
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