Roberto Farnesi se la ride. Se la ride per quella presunta news secondo cui, nella spasmodica ricerca dell’anima gemella e in preda a una grande insoddisfazione personale, sarebbe pronto ad accomodarsi sul trono diUomini e Donne. Ergo, diventare un tronista: che già detta così fa un po’ ridere. Sono usciti titoli su titoli, soprattutto online. Una bomba, uno scoop, una roba-da-matti. Un altro, al posto suo, magari se la sarebbe presa. Roberto no. Se la ride, lui. “Ho fatto una battuta durante un’intervista, una cosa del tipo ‘Andiamo da Maria!’ (De Filippi, naturalmente, ndr) ed è uscita fuori questa cavolata“.
Ha la faccia bella che – chissà perché – fa venire in mente i nobili di un tempo. Principi, duchi, marchesi. Sarà per la raffinatezza dei tratti, per il fisico slanciato, per lo sguardo che scruta, avvolge ma non lascia trasparire i pensieri più profondi. E’ chiaramente consapevole del suo fascino, tuttavia non lo “ostenta”; trasmette serenità e simpatia, anche grazie al suo lieve accento toscano (che magicamente sparisce quando è sul set). Da sempre, dall’inizio della carriera la sua vita privata è stata motivo di grande interesse da parte dei media. Quindi c’ha fatto il callo, e anzi non nega che ciò può avere una sua utilità: “E’ normale, quando si fa questo lavoro. Siamo più esposti. E in fondo può anche aiutare a far parlare di sé. Gli organi di stampa sono sempre un ottimo veicolo pubblicitario“. Evviva la schiettezza.
Roberto sarà nelle sale dall’11 luglio con Oggetti Smarriti, film di Giorgio Molteni del cui cast fanno parte anche Chiara Gensini, Giorgia Würth, Michelangelo Pulci e Davide Paganini. Lui interpreta il protagonista, architetto quarantenne separato, un po’ superficiale, costretto a mettersi in discussione e vivere una profonda crisi in seguito alla scomparsa di sua figlia. Scomparsa di cui è responsabile.
Un film indipendente, una commedia fantasy realizzata con budget ridotto che, prima di vedere la luce, ha dovuto affrontare un percorso travagliato. E’ pronto dal 2011: ti pesa, in qualche modo, il fatto che sia trascorso così tanto tempo?
Il film è stato premiato al Giffoni e poi è rimasto bloccato. No, non mi pesa prima di tutto perché nel mondo del cinema accadono spesso cose simili. Anzi, moltissime pellicole indipendenti non riescono a vedere la luce, quindi questa è già una grossa conquista. E poi la tematica trattata, quella dei ragazzini ‘dimenticati’ dai genitori, è ancora molto attuale. E spesso, come sappiamo, assume anche i contorni di tragedia. Purtroppo.
E’ un ruolo completamente diverso rispetto a quelli che ti sono toccati finora.
… Ed è una cosa appagante, un’evoluzione.
Di solito interpreti personaggio tenebrosi, forti, un po’ tormentati.
Sì, sarà anche per il mio aspetto. Sarà perché rompere gli schemi non è sempre facile, si tende a ripercorrere ‘format’ collaudati.
E a te piacerebbe, per esempio, un ruolo comico.
Credo che sia un aspetto di me ancora da scoprire, a forza di dirlo qualcuno me lo proporrà (sorride, ndr). Certo, ‘comico’ è una parola grossa. Però mi piacerebbe molto misurarmi, per esempio, con una commedia amara.
Fare l’attore è sempre stato il tuo sogno?
No, se devo essere sincero no. Da piccolo volevo fare il veterinario, ho sempre amato gli animali: i cani, i cavalli. Poi c’è stata una fase ludica, quella dei miei anni a Roma, e per guadagnare qualcosa ho cominciato a fare fotoromanzi. Quindi ho lavorato come fotomodello e, gradualmente, ha preso forma il desiderio di imparare il mestiere di attore. Nel ’98 ho avuto la fortuna di recitare con Monica Guerritore in Femmina e poi l’altra fortuna, ancora più grande, di riuscire a farlo come professione.
Continui a vivere in Toscana, in mezzo alla natura. Ma non è un po’ scomodo?
No, perché sono zone ben collegate. Certo, mi sposto spesso e questo può causare un po’ di stanchezza. Ma per il resto è tutto favorevole: il contesto in cui vivo, la qualità delle mia giornate. Sono luoghi lontani dai paparazzi, dalla mondanità, è molto più facile avere e coltivare la propria vita privata. C’è la massima indipendenza. Ed è questo, credo, il motivo per cui tanti colleghi si allontanano da città come Roma e Milano per trasferirsi in Umbria o nella stessa Toscana.
Hai mai avuto momenti di sconforto legati al tuo lavoro?
Certo! Sono ciclici. E chi lo nega, cercando di far crede che tutto vada sempre a gonfie vele, non dice la verità.
Negli ultimi anni sei particolarmente richiesto.
Bisogna dire che adesso faccio parte di una fascia d’età, quella fra i 40 e 50 anni, che funziona e ha parecchi protagonisti. Un target a cui appartengono attori che stimo profondamente. A cominciare da Kim Rossi Stuart: da spettatore, dico che è veramente un grande. Capace di rendere mille sfumature con incredibile talento. E poi Flavio Insinna, Beppe Fiorello, Pierfrancesco Favino. Sono molti quelli della mia generazione che meritano tanto di cappello.
E nella fascia 30-40 chi apprezzi?
Anche in quella il talento non manca, faccio due nomi per tutti: Riccardo Scamarcio e Primo Reggiani, che è anche un carissimo amico.
Inevitabile tirare in ballo anche le donne, a questo punto…
Ho avuto modo di lavorare con attrici molto brave. Kasia Smutniak in prima fila. Monica Guerritore, naturalmente, con cui ho iniziato. E come non nominare Giuliana De Sio… Bravissima, intensa. Una vera artista.
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