“Italian Movies” sarà in tutte le sale cinematografiche a partire dal 4 luglio: una pellicola corale che disegna un ritratto colorato della nostra società. La commedia è un’opera prima del regista Matteo Pellegrini e vanta un cast di attori di diverse nazionalità: il russo Mako, l’indiano Dilip e l’italiano Ben che lavorano come addetti alle pulizie in uno studio televisivo di proprietà di un cinico imprenditore. Per arrotondare lo stipendio da sottopagati, sfruttano lo studio per creare una piccola casa di produzione video clandestina per la realizzazione di filmati di matrimoni all’interno delle comunità straniere. I video riscuotono inaspettatamente un grandissimo successo che li spinge ad espandersi e gli studi vengono così letteralmente presi d’assalto da personaggi di varie etnie e nazionalità.
Abbiamo intervistato l’unico attore italiano del film: Michele Venitucci. E visto che “ogni tanto si deve tornare a casa” lo disturbiamo mentre si sta godendo un momento di relax su uno scoglio nella sua amata terra, la Puglia…
Parliamo del tuo personaggio, Ben…
Ben l’ho sempre immaginato più giovane di me perché è un ragazzo alla ricerca di qualcosa, in un continuo girovagare cambia sempre città, fidanzata, lavoro…insomma fugge da se stesso. E questa è una condizione in cui mi trovavo anche io qualche anno fa, per questo per entrare meglio nella parte ho cercato di rivivere i momenti del mio passato come un vecchio diario. E’ stata un’esperienza catartica.
Che ruolo ha all’interno della storia?
Ben è l’unico italiano e in realtà non gli serve quel lavoro. Al contrario gli altri ne hanno davvero bisogno e per questo il mio personaggio entra a contatto con una realtà diversa dalla sua. Ben è la miccia di tutto: non è un leader però innesca tutte le reazioni di tutti. Mi ha colpito molto la frase che pronuncia “Io non ho nulla da perdere”: sono delle parole coraggiose, ma anche superficiali.
C’è anche una storia d’amore…
Ben si innamora di Charlotte (Anita Kravos) e con questo sentimento riesce a ritrovare se stesso, a mettere le radici. Con l’amore riesce a fermarsi in un posto.
Questo è un film corale e internazionale…
Esatto, gli attori stranieri sono venuti apposta nel nostro Paese e hanno imparato l’italiano proprio per il film. E’ una cosa innovativa perché per la prima volta gli extracomunitari sono al centro della storia, il fulcro dell’azione. In chiave tragicomica viene raccontata la società che sta cambiando.
Com’è stata l’esperienza sul set? Hai imparato altre lingue?
E’ stata un’esperienza bella avvincente: sul set parlavamo in inglese, francese, spagnolo…anche a gesti! C’era la voglia di confrontarsi e la città di Torino (nel quale è stato girato il film) è stata molto accogliente per dare anche voce alle storie vere dei quartieri pieni di stranieri. Mi ha molto colpito la storia di un padre arrivato dal Perù che cerca di integrarsi, mentre il figlio cresciuto qua parla con accento piemontese: è la differenza tra diverse generazioni.
Il film è stato presentato anche al Festival Internazionale del Film di Roma. La stampa come lo ha accolto?
Matteo Pellegrini viene dalla pubblicità e dai videoclip ed è alla sua opera prima: anche se il film non è perfetto al 100% le critiche sono state positive perché i giornalisti hanno capito che nella storia c’è qualcosa di diverso. E poi è nell’imperfezione che esiste la bellezza….
IL TRAILER DI “ITALIAN MOVIES”
Nel tuo blog hai scritto: “In questo folle paese tutti provano a demolire il lavoro dell’attore”. Cosa intendi?
Mi riferisco al senso di professionalità: il mestiere dell’attore è molto interessante perché è accessibile a tutti. In Russia per esempio per lavorare non prendono attori che non hanno frequentato una scuola di recitazione: è necessario un percorso ben definito. Qui in Italia il problema non è chi accede a questo lavoro, ma in che modo: il livello è molto basso.
E allora parliamo proprio del tuo blog checifaccioqui.style.it…
E’ nato tutto per caso. Proprio durante il Festival del Cinema di Roma questo sito mi aveva chiesto di fare un diario durante la settimana della manifestazione dal punto di vista dell’attore, ma anche dello spettatore. Il risultato è stato un successo e per questo poi è nato il blog. Non è una rubrica, ma sono libero di esprimermi come voglio: ci sono racconti miei, personaggi inventati e interviste. E’ una forma indipendente perché posso scrivere ovunque e raccontarmi più intimamente.
Cinema, teatro e televisione: in quale campo ti trovi meglio?
Bisogna partire dal presupposto che un attore dovrebbe saper fare tutto. Io nasco dal teatro sperimentale, però ho esordito giovanissimo al cinema e poi sono anche passato per la televisione. Servono tutti e tre.
Dove ti vedremo prossimamente?
In sospeso ci sono due film: “Eppideis” di Matteo Andreolli con Gianmarco Tognazzi e “The Lithium Conspiracy” di Davide Marengo con Carolina Crescentini e Guido Caprino. Inoltre ho vissuto un anno a Barcellona dove ho girato “Rocco tiene tu nombre” di Angelo Orlando ed è una sceneggiatura a cui tengo molto. Tornerò anche in televisione, in Rai, però non vi svelo altro.
Il tuo sogno nel cassetto?
Beh, ce ne sono tanti! Sicuramente continuare a vivere del mio lavoro, della mia passione e ci sto riuscendo quindi è un sogno continuo che cresce giorno dopo giorno. Però mi piacciono anche molto i documentari e quindi vorrei continuare a viaggiare per filmare e fotografare le storie degli altri. Non sempre ad un attore piacciono i ruoli che gli vengono dati e per questo vorrei trovare dei personaggi che mi soddisfino per poter dare vita a questi documentari.
Foto by Ufficio Stampa film