“Salvo”, opera prima di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza con Saleh Bakri (Salvo) e Sara Serraiocco (Rita), è un film difficile. Complesso è il modo in cui si sviluppa la storia e complesso è stato il suo percorso che, finalmente, giovedì 27 giugno lo porterà nelle sale cinematografiche italiane.
Un film d’autore, che ha pagato caro il suo prezzo e che per arrivare al cinema qui in Italia (“Salvo” è già stato venduto in Francia, Australia, Brasile e Inghilterra), dove se ci si discosta dalla tradizionale commedia è difficile trovare uno spiraglio, ha dovuto vincere due premi alla 52° Semaine de la Critique al Festival di Cannes: il Grand Prix e il Prix Révélation.
A Cannes i registi e i produttori di “Salvo”, Fabrizio Mosca e Massimo Cristaldi, non sapevano ancora quale destino potesse attenderli, ma poi, finalmente, è arrivata la Good Films e la pellicola è stata messa in programmazione. Ancora qualche giorno e “Salvo” arriverà nelle sale cinematografiche. Un traguardo importante per tutti coloro che hanno creduto in questo film e che hanno lottato cinque anni per realizzarlo. Ma un traguardo importante anche per il nostro cinema.
Parlando del lungo percorso che finalmente giovedì porterà “Salvo” sul grande schermo, il regista Antonio Piazza ha detto: “L’accoglienza al Festival di Cannes è stata importante”. E ha aggiunto: “‘Salvo’ è un film diverso da quello che in gran parte i distributori cercano”. È vero, è un film diverso, un film fatto non di parole, ma di immagini e suoni: l’insistenza con la quale nella prima parte della pellicola viene suonato il brano dei Modà “Arriverà”, il rumore prodotto dagli oggetti, dai movimenti, dal mare, dai motorini e dalle automobili.
“Salvo” è un film dove i dialoghi sono ridotti all’osso, le parole sono poche ma essenziali e si indugia nei silenzi; dove a dominare la scena sono le immagini con le espressione dei volti, con la durata di alcune inquadrature, con i luoghi in cui si muovono i diversi personaggi.
Nel film viene raccontata una storia di mafia, attraverso due aspetti diametralmente opposti: la violenza e il sentimento. È una pellicola cruda, di grande impatto, che immerge completamente lo spettatore nella realtà che racconta. “Si tratta di una storia palermitana che ci appartiene”, ha spiegato Antonio Piazza. L’esperienza palermitana è ben radicata nei due registi e nel film: a Palermo si inculca il “non vedere”.
E del resto “Salvo” porta in scena l’incontro-scontro tra due cecità: quella fisica di Rita e quella morale di Salvo. “Dall’incontro-scontro tra queste cecità può nascere qualcosa di bello – ha spiegato Fabio Grassadonia – La cecità è un aspetto importante della storia, così come la riacquisizione della vista”.
Rita, interpretata da Sara Serraiocco, è la sorella non vedente di un mafioso che per un regolamento di conti viene brutalmente ucciso dal killer di mafia Salvo, ruolo affidato al palestinese Saleh Bakri. Salvo è un killer di mafia freddo, il cui unico obiettivo è portare a termine il lavoro assegnatogli. Eppure davanti a quella ragazza qualcosa cambia. Salvo decide di non ucciderla, anche se per lui sarebbe di certo più facile, e la nasconde in una fabbrica dismessa situata in piena campagna. Rita riacquista la vista e l’odio nutrito verso quell’uomo che prima le ha ucciso il fratello e poi l’ha rapita, piano piano si trasforma in gratitudine. Perché quello stesso uomo è colui che l’ha salvata.
Degne di nota le interpretazioni di Sara Serraiocco e di Saleh Bakri. Parlando di Rita e della sua cecità, Fabio Grassadonia ha spiegato: “Per evitare ‘effettacci’ abbiamo studiato a lungo la cecità, soprattutto quella di tipo neurologico”. E per girare le scene in cui Rita è non vedente, Sara Serraiocco ha utilizzato delle lenti che le oscuravano la vista. Non solo. Prima di arrivare sul set si è preparata a lungo e ha incontrato diverse ragazze non vedenti potendo così analizzare i loro comportamenti a livello fisico e psicologico.
Per quanto riguarda la scelta dell’attore palestinese Saleh Bakri, Grassadonia ha spiegato che Saleh è “un attore altamente espressivo, capace pur non parlando di trasmettere i sentimenti, dunque perfetto per rappresentare con la sua fisicità il killer di mafia”. Nel cast c’è anche un irriconoscibile, ma eccezionale, Luigi Lo Cascio.
Parlando del film il produttore Massimo Cristaldi ha detto che si tratta di “uno dei copioni più belli letti negli ultimi sette/otto anni”. E a conti fatti difficile dargli torto.