Un giorno Filippo Timi ha ricevuto una mail dall’audace e giovane regista Mirko Locatelli: righe virtuali contenenti un progetto concreto. Timi ha visto il primo film d’esordio di Locatelli, Il primo giorno d’inverno, poi ha ascoltato la sua nuova idea e l’interesse s’è fatto ogni minuto più forte. Mirko, però, a un certo punto è stato costretto a dire (probabilmente temendo che la porta si chiudesse subito): “Non ci sono soldi“. Invece Filippo non ha fatto una piega. Anzi, la piega l’ha fatta: sorridendo e rispondendo che i soldi non li avrebbe voluti. Ecco, è così che hanno iniziato a percorrere insieme questa strada. La pellicola indipendente in questione si chiama I corpi estranei, è prodotta da Strani Film in associazione con Deneb e Officina Film e in collaborazione con SAE Institute Milano.
Le riprese, cominciate a metà aprile, sono durate quattro settimane dividendosi fra Brescia e Milano (fra le location, anche i mercati generali e un settore non utilizzato della clinica Sa Giuseppe). Il budget è low (molto low), ma i mezzi utilizzati sono di ottima qualità e, soprattutto, la storia ha una forza innegabile. I protagonisti sono Antonio (Filippo) e Pietro, il suo bambino, schiavo di un tumore al cervello. Il tentativo di sconfiggere il terribile li porta entrambi a Milano. E a Milano c’è anche Jaber (Jaouher Brahim), adolescente, che vive con un gruppo di connazionali: tutti fuggiti dagli scontri della primavera araba. Jaber assiste Youssef, suo amico fraterno. E’ la malattia, dunque, a far incontrare Antonio e Jaber: due “corpi estranei” – appunto – che tentano di fronteggiare il dolore, la solitudine, la paura di non farcela.
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