Cominciamo la recensione in anteprima di “Due Agenti Molto Speciali“, che uscirà al cinema in Italia il prossimo 28 marzo, con un elogio al suo protagonista. E’ bravo Omar Sy, molto bravo. In questi giorni lo sentirete paragonare, come nella conferenza stampa di oggi, ad Eddie Murphy. Secondo noi è anche più bravo, perchè sa interpretare il perdente nato, l’alieno in patria: non solo il contagioso sorriso bianco sul faccione nero, ma anche un ragazzo che con quel sorriso ha nascosto e coperto tanto altro passato e vissuto. Non è solo un macchiettista comico, ma ha anche le basi innate per il drammatico.
E se in “Quasi Amici” poteva sembrare tutto molto costruito, in una cornice buonista che non a tutti è piaciuta ma che ha garantito un solido successo al film e al suo protagonista, nei momenti di “Due Agenti Molto Speciali” in cui emerge il lato perdente del suo personaggio, Omar Sy da il suo meglio. Il film purtroppo non è alla sua altezza, e non parliamo dei suoi 190cm. In un citazionismo delle commedie poliziesche americane vecchio stile, da “Arma Letale” a “Beverly Hills Cop” – ma non manca un gancio a “Joss il Professionista” con Jean Paul Belmondo – il film anzitutto è infarcito della solita verbosità delle commedie francofone. Notiamo comunque un ottimo doppiaggio, cosa rara ultimamente.
La pellicola viene rovinata da una scelta di soggetto di dubbio gusto verso la fine del film, e in generale si disperde troppo della regia e della sceneggiatura. Il regista David Charhon pare quasi frastornato nei momenti action, non sa bene come inquadrare cosa e quanto a lungo. La sua sceneggiatura, scritta a sei mani con Remy Four e Julien War, affianca scambi divententi tra i protagonisti a buchi pazzeschi, che a volerli colmare richiederebbero molto più tempo dei forzosi pochi secondi di stacco tra una scena e l’altra.
Chi non è assolutamente all’altezza è Laurent Lafitte, il coprotagonista della pellicola al fianco di Omar Sy. Il suo personaggio certo non lo aiuta: odioso e assolutamente detestabile per tutto il corso della pellicola. Ma anche quando sarebbe chiamato a far svoltare l’etica del suo poliziotto arrivista e mellifluo, l’attore non consegna una prestazione convincente, schiacciato dalle sue stesse moine.
La trama vede al centro l’incontro tra due poliziotti di estrazione completamente diversa: uno (Omar Sy) proviene dalla banlieue parigina di Bobigny, e pur essendo carico di entusiasmo e voglia di fare si deve accontentare di misere indagini nell’antifrode locale. L’altro (Laurent Lafitte) è un detective “imboscato” del centro, più abituato ai giochi di palazzo e alle carte sulla sua scrivania che alle indagini sul campo. I due si incrociano fortuitamente quando una ricca signora col vizio del gioco, moglie di un potente industriale con più di qualche problema coi sindacati, viene ritrovata morta nelle periferie parigine. Ne nascerà un’indagine congiunta che obbligherà i due a collaborare.
Il film procede, più o meno linearmente, per tre quarti: nonostante qualche passaggio confuso risulta anche godibile. Ma ad un certo punto arriva la boccaccesca e famigerata scena del club di scambisti, quasi del tutto slegata dal contesto del film, che inserisce abbagli di comicità così triviale da rovinare la pellicola. Quello che fino a quel momento pareva un film gradevole, quasi brillante, viene affossato dal ricorso all’umorismo di bassa lega che danneggia tutti e tutto. Fatto salvo il protagonista Omar: come il suo personaggio nella finzione del film, riesce a distinguersi dal resto. Per carità, qui non siamo pudichi, ma tanto minutaggio sprecato poteva venir usato meglio per spiegare l’intreccio investigativo di fondo, o per creare delle sequenze action più spettacolari per il finale.
Evidentemente non era questa l’intenzione degli autori. Alla fine resta un film carino, con un grande protagonista ma sottoutilizzato. In Francia la pellicola è già un successo, e ci sono ampi margini per la realizzazione di sequel. Probabile che “Due Agenti Molto Speciali” avrà un discreto incasso anche in Italia, viste le 200 sale di distribuzione. Auguriamo però ad Omar Sy di dover affrontare pellicole di maggior pregio.
“Due Agenti Molto Speciali” di David Charhon
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