Chissà che direbbe Albertone in queste ore se fosse ancora qui tra noi. Ci vorrebbe una sua battuta per tirarci su, adesso. Viviamo forse i momenti più cupi e bui mai vissuti dalla Repubblica Italiana, un momento di caos politico e di incertezza che francamente non sappiamo come finirà.
è morta la giustizia
Alberto Sordi nasce a Roma il 15 giugno del 1920 nel Rione Trastevere. Figlio di Pietro, insegnante di musica, e Maria, maestra elementare, trascorre i primi anni di infanzia tra Roma e la città dei suoi nonni, Valmontone. Fin da ragazzo comincia ad inscenare spettacoli di burattini, cantando anche come voce bianca nel coro della Cappella Sistina.
Crescendo si applica al canto lirico sfruttando la sua voce da basso, e incidendo in gioventù dischi di fiabe per bambini. Col ricavato delle vendite si trasferisce a Milano in cerca di fortuna, abbandonando gli studi e provando a frequentare l’Accademia dei Filodrammatici. Avrebbe recuperato dopo da privatista il diploma da Ragioniere, per chetare la famiglia preoccupata per il figlio scapestrato.
A Milano viene infine espulso dall’Accademia, data la sua pronuncia “meridionale” che il giovane Alberto Sordi si rifiuta di modificare. Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, presta servizio nella banda musicale del Regio Esercito. Sotto le armi si dedica allo studio del mandolino, strumento per il quale si iscriverà nel 1957 alla SIAE come “compositore musicista”. Al termime del conflitto inizia la sua carriera nel mondo del cinema.
L’avventura comincia dapprima dal doppiaggio: una delle sue prime voci fu quella di Oliver Hardy per i film e gli sketch del duo “Stanlio & Ollio“. Sarà doppiatore anche negli storici “Ladri di biciclette” di Vittorio De Sica e “La vita è meravigliosa” di Frank Capra. Durante gli anni ’40, accompagnandosi tra gli altri a Wanda Osiris e Aldo Fabrizi, calca parecchi palcoscenici romani con spettacoli di rivista, dagli alterni successi. Si avvicina finalmente al cinema, con comparsate di scarso impatto in una miriade di pellicole. Ma fino all’inizio degli anni ’50 Alberto Sordi deve la sua crescente popolarità alla radio: Corrado lo scopre e lo porta in Rai. Qui Sordi conia le sue macchiette Signor Dice, Conte Claro, e Mario Pio durante i programmi Rosso e Nero, Oplà e Vi parla Alberto Sordi.
E’ Federico Fellini a credere in lui affidandogli il ruolo principale ne “Lo sceicco bianco” del 1952. Il film è un flop di critica al tempo, ma il regista crede fermamente in Sordi e lo ripropone l’anno successivo ne “I vitelloni“. Sordi può esprimersi al meglio nel ruolo dolceamaro di Alberto e quì comincia la sua vera carriera cinematografica. Arriva poi Steno a fare di Sordi un suo protetto negli anni immediatamente successivi, in “Un giorno in pretura” e “Un Americano a Roma“. Con “Un Americano a Roma” Alberto Sordi entra nell’immaginario collettivo di un paese, giocando sui luoghi comuni della fascinazione verso gli Stati Uniti di un’Italia sconfitta dalla guerra e affamata di rinascita.
Il resto, è mito: per trent’anni Alberto Sordi incarna al tempo stesso con ironia amara e spietato l’italiano medio e la romanità più viscerale, oltre che nella parlata nella mentalità. Odiato da una certa parte di intellighentia che non gli perdona la sua bonarietà nei confronti di personaggi meschini ed abietti, se non moralmente raccapriccianti – memorabile il “Ve lo meritate Alberto Sordi!” urlato da Nanni Moretti in “Ecce Bombo” – non ha mai perso l’amore del pubblico, che lo considerava a buon diritto uno dei grandi della commedia italiana. Tra i film a cui ha partecipato, ancora attuali, ricordiamo “Il Moralista” (1959), “La grande guerra” di Mario Monicelli (1959), “Il vigile” (1960), “Il medico della mutua” (1968) e “Il Prof. Dott. Guido Tersilli, primario della clinica Villa Celeste, convenzionata con le mutue” (1969). Poi ancora Monicelli lo diresse in “Un borghese piccolo piccolo” (1977) e nel film ormai divenuto un cult del cinema italiano, “Il marchese del Grillo” (1981).
Sordi fu anche regista, con alterne fortune, ma ci piace ricordare “Polvere di Stelle” con Monica Vitti (1973); “Il Tassinaro” (1983), con comparsate fenomenali di Giulio Andreotti e Federico Fellini; e “In viaggio con papà” (1982), film nel quale passa idealmente il testimone della propria comicità a Carlo Verdone. Il suo ultimo vero film da citare è “Nestore, l’ultima corsa” (1994), straziante racconto su un vecchio vetturino in procinto di portare al macello il suo cavallo.
Ritiratosi negli anni ’90 a vita quasi privata, con sempre più sporadiche apparizioni pubbliche e sul grande schermo, diviene oggetto di memorabili imitazioni in TV da parte dell’attore romano Max Tortora. Alberto Sordi si spegne dopo due anni di lotta contro il cancro a causa di una polmonite nel 24 febbraio del 2003 all’età di 82 anni. Gli verranno dedicati funerali di Stato e una camera ardente presso la Basilica di San Giovanni, mentre la Galleria Colonna in Via Del Corso verrà rinominata in suo onore Galleria Alberto Sordi.
La città di Roma nello scorso weekend ha promosso varie iniziative per la commemorazione del decennale della scomparsa di Alberto Sordi, suo figlio prediletto. Il tutto è culminato nell’intitolazione di una strada di Villa Borghese nei pressi della Casa del Cinema a Sordi, alla presenza della sorella ormai 95enne Aurelia Sordi. Infine la chiusa è stata la proiezione delle immagini dai suoi celebri film sulla facciata del Colosseo, durante la notte del 24 febbraio scorso.
Per chi volesse omaggiare il grande attore in occasione del decennale della scomparsa, fino al 31 marzo è possibile visitare presso il Museo del Vittoriano la mostra “Alberto Sordi e la sua Roma“, dovre sarà possibile vedere una prospettiva in toto su vita, film e cimeli dell’artista.
Ciao Alberto, ci manchi molto.
(Foto: Facebook)
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