Quello che si è da poco chiuso è un anno negativo per gli esercenti cinematografici e per tutto il settore cinematografico nazionale. Secondo i dati ufficiali di Cinetel, pubblicati il 15 gennaio nel corso della rituale conferenza stampa, si è registrato un significativo calo del settore. Le presenze in sala sono scese da 101 milioni di biglietti del 2011 ai 91 milioni del 2012, con un calo del 9,90%. Per gli incassi invece si è passati dai 661 milioni del 2011 ai 608 milioni del 2012, con un calo del 7,97%.
Il calo non proporzionale degli incassi rispetto alle presenze è dovuto probabilmente al sempre maggiore peso dei prodotti internazionali e statunitensi sul totale. Sempre più incide sul costo dell’ingresso in sala il ricorso al 3D, che prevede una maggiorazione media del 30%. Purtroppo però l’artifizio tecnico non è stato sufficiente a tenere in attivo il bilancio degli incassi.
Notiamo infatti che se il numero di film in sala è marginalmente aumentato dal 2011 al 2012, per le produzioni americane si è saliti dal 48% di incassi e 46% di presenze nel 2011 al 53% di incassi e al 51% di presenze del 2012. Nel mentre invece le produzioni o coproduzioni italiane sono scese rispettivamente dal 35% e 37% del 2011 al 25% e 26%. Se non è un tracollo, poco ci manca.
Vien da chiedersi se, a prescindere da tante disquisizioni sulla pirateria, che sia chiaro noi non supportiamo assolutamente, facilmente proferite dagli alti papaveri del settore, non sia il caso di rivalutare l’intera macchina produttiva nazionale. In un momento in cui persino le serie TV statunitensi puntano sull’intrattenimento di qualità, erodendo tempo libero per la fascia di pubblico under 35, storicamente la più propensa alla fruizione dei media, stupisce che le case cinematografiche italiane non riescano a comprendere che la ricetta per attirare pubblico in sala non è quella che abbiamo vissuto nel periodo d’oro della commedia(ccia) all’italiana. Bisogna innovarsi ed investire il giusto. Bisogna produrre prodotti di genere se necessario, ma esportabili e di qualità. La dice lunga che il maggior incasso dell’anno, “Benvenuti al Nord”, sia sì una produzione italiana, ma si tratti del sequel di un adattamento di un film d’oltralpe. A scorrere la lista degli incassi del 2012 che abbiamo sintetizzato in questo post, vien da sentirsi sconsolati se si cerca qualche prodotto italiano degno di lode e di memoria nelle prime posizioni.
Veramente non siamo in grado di entusiasmare il pubblico? Veramente la qualità del cinema italiano si può esprimere solo tramite commedie sempre meno interessanti o polpettoni festivalieri finanziati dalle casse pubbliche? Se si, allora tanto vale chiudere totalmente il settore e farci colonizzare per intero dagli Stati Uniti. Stai a vedere che con i film in lingua originale non si impari anche una lingua straniera (Danimarca e Paesi Bassi docent).
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