Il rapporto tra cinema e videogames è da sempre complicato. Come due amanti combattuti, abbiamo assistito a reciproci scambi di effusioni costanti nel tempo, ma poi ad approcci concreti poco riusciti. Ancora non abbiamo visto un vero capolavoro che sappia essere rispettoso di entrambi i media. Spesse volte alle uscite cinematografiche dei blockbuster di maggior successo si abbina un tie-in videoludico che, nella stragrande maggioranza dei casi, si rivela una pessima operazione meramente commerciale. Abbiamo anche provato giochi onestamente osceni e ingiocabili, che puntavano solo a raggranellare un pò di moneta approfittando dell’onda promozionale del film.
Parallelamente abbiamo visto film imbarazzanti che provavano a distruggere ore e ore di ricordi di gioco appassionante. Se non ricordate il film di Super Mario Bros., sappiate che è solo un bene! Negli ultimi anni qualcosa sta cambiando, e la qualità dei trattamenti cinematografici del materiale videoludico sta crescendo. Tuttavia sono ancora troppo poche le pellicole in grado di rendere degnamente omaggio alle avventure e alle emozioni vissute da milioni di videogamers. Qualcosa è cambiato con l’arrivo di Angelina Jolie nel ruolo della celebre Lara Croft di Tomb Rider, e di Milla Jovovich come eroina della saga di Resident Evil. Nulla per cui gridare al miracolo, ma passabili trasposizioni erano anche Max Payne con Mark Wahlberg, Prince of Persia con Jake Gyllenhaal, e il poco noto film di Hitman. Dobbiamo però ancora vedere un film che sia realmente degno di nota. Se nel mondo dei fumetti ormai il cinema è riuscito ripetutamente ad appropiarsi, con successo di pubblico e di critica, del materiale originale, questo non è ancora avvenuto per i videogames. Ma forse qualcosa sta cambiando, ne parliamo dopo il break…
Pare certo da mesi, infatti, che la Ubisoft, il colosso canadese dell’entertainment digitale e demiurgo dietro buona parte dei franchise di successo degli ultimi anni, sia intenzionata a entrare nel mondo cinematografico. Si tratta di una grossa novità, in quanto non sono più i rispettivi universi ad ispirarsi a vicenda, ma per la prima volta un grosso studio di successo dell’industria dei videogames entra direttamente nel mondo della settima arte. La Ubisoft curerà direttamente la produzione dei film di Assassins’s Creed e di Splinter Cell tramite una divisione appositamente creata, la Ubisoft Motion Pictures. E non solo, volano nomi grossi per i protagonisti interessati.
Per il film di Assassin’s Creed si parla del divo Michael Fassbender già visto anche in suoli impegnati e scabrosi, che non solo sarà produttore esecutivo della pellicola, ma ambisce anche ad interpretare il protagonista. Per quanto riguarda, invece, la pellicola basata su Splinter Cell, è stato anticipato il nome di Tom Hardy, altrettanto bravo interprete che i più recentemente associano alla sua performance nel ruolo di Bane nel terzo atto della saga di Batman.
Le aspettative, dal punto di vista qualitativo, sono molto alte. La Ubisoft è fermamente convinta a non voler ripetere gli errori del passato, e la sicurezza che il materiale videoludico originale venga trattato con la dedizione del buon padre di famiglia è effettivamente un buon punto di partenza. Di contro, questa necessità che siano le case videoludiche a doversi sporcare le mani con la settima arte, per ottenere film degni di questo nome è comunque un fallimento.
E’ il fallimento del sistema Hollywood, che resta comunque chiuso su se stesso e sulle sue logiche, sulla sua incapacità di innovare ed investire, rischiando, milioni di dollari su adattamenti il più fedeli possibile allo spirito originario dei giochi. Negli ultimi anni l’evoluzione tecnologica e la libertà di pensiero maggiore presente nel mondo videoludico hanno concesso di raggiungere vette per narrazione e temi trattati che il mondo del cinema, afflitto dalle regole non scritte del politically correct, non riesce ancora ad abbracciare a pieno. La produzione cinematografica, soprattutto per gli alti budget, è sempre troppo pavida di perdere un ritorno dell’investimento e quindi appiattisce le trame, riduce gli scontri morali, taglia le parti più crude, giocoforza leva la forza entusiasmante dell’intrattenimento videoludico, ammantando tutto di una censura patinata e preventiva, e snaturando la natura stessa del prodotto videoludico. Se Hollywood si rivela quindi incapace di rendere omaggio al mondo dei videogames, ben venga l’ingresso delle major videoludiche nel mondo cinematografico.
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