Pascal Vicedomini da Capri a Hollywood. Tra vip e Festival: Michael Fassbender, un grande amico [ESCLUSIVA]

VelvetMag ha incontrato Pascal Vicedomini, produttore e fondatore di tre Festival molto importanti nel panorama cinematografico italiano: Capri, Hollywood nel 1995, la rassegna estiva Ischia Global Film & Music Fest nel 2003 e Los Angeles Italia – Film Fashion and Art Fest nel 2006.

Com’è nata la passione per il cinema?
È una passione che mi ha trasmesso mia madre che sin da bambino mi portava al cinema a vedere grandi film di ogni genere. Da Spaghetti Western, che andavano di moda quando ero ragazzino io, una volta mi ritrovai a vedere Il conformista di Bernardo Bertolucci che da bambinetto capii un po’ meno però mi resi conto della “specialità” di questo grande autore italiano, che poi col tempo ho imparato ad amore al punto che sono riuscito a fargli avere una stella sulla Walk of fame di Hollywood, durante il Festival che organizzo ogni anno Los Angeles. E poi ricordo da bambino un film che mi ha colpito molto un film con Julie Andrews, Tutti insieme appassionatamente. Un film che mi ha molto colpito è stato Incompreso di Luigi Comencini. Pian piano ho sempre avuto un’educazione molto umanistica che però a un certo unto è stata interrotta dal fatto che io giocavo a tennis. Ero un tennista, andavo in giro per l’Italia, per il mondo, e quindi non ho più seguito il classico come auspicato dai miei genitori, ma mi sono dovuto concentrare su un titolo di studio finito per poi riprendere all’Università. Poi da lì appunto è iniziato lo sport e dopo da lì c’è stata una ricongiunzione col grande spettacolo del cinema, nel Novanta quando andai a fare l’assistente del direttore di Rai 1, Carlo Fuscagni.

Dicono che abbia portato la Dolce Vita a Ischia e a Capri…
Ma no, diciamo che due cose le ho fatte. Sicuramente, ho dato vita a Capri nel clou dell’inverno quando inspiegabilmente tutte le realtà turistiche italiane chiudono i battenti. E questo inspiegabilmente perché l’Italia avrebbe la potenzialità di vivere 12 mesi all’anno di turismo e cultura e con le realtà turistiche che sono di forte attrazione senza alcun limite. E quindi io a Capri ho dimostrato che si può fare un grande evento a basso costo ma ad alta resa anche durante l’inverno. Mentre su Ischia è stato fatto un lavoro opposto di riqualificazione. In quanto Ischia nel 2000 era un po’ la sorella bistrattata di Capri, c’erano tanti problemi che premevano sulla bellezza del luogo e noi siamo riusciti da subito a ridare la dignità di isola di grande qualità della vita che non è da meno a nessun’altra realtà turistica e culturale italiana e siamo felicissimi che in breve tempo è rientrata nella mappa del jet set internazionale, che comunque si aggira per il mediterraneo da giugno a fine agosto. Prima Ischia era uscita da questa mappa, invece noi siamo riusciti col Festival a riportarla alla sua dignità. E poi, questo lavoro si è completato con la fondazione e la produzione di un terzo evento a Los Angeles, durante la settimana degli Oscar, che rappresenta l’occasione per i nostri artisti di esprimere il proprio talento nel teatro in cui si tengono gli Oscar solo pochi giorni dopo, un ponte culturale tra l’Italia e gli Stati Uniti.

Com’è nata l’idea di organizzare queste manifestazioni?
Da una parte il desiderio di far capire che l’Italia può vivere 12 mesi all’anno di turismo e cultura, da un’altra parte la riqualificazione del territorio, ma anche la spinta del cinema italiano verso il mondo e l’attrazione dei grandi talenti in maniera esponenziale sul nostro territorio. E per finire con Los Angeles l’esportazione del nostro cinema e dei nostri talenti.

Sui progetti futuri cosa c’è in programma?
Continuare a costruire e consolidare questo ponte culturale tra Italia e Stati Uniti con uno sguardo al mondo, e a far in modo che ci sia sempre maggior ego nel mondo di quelli che sono i progetti che ho realizzato.

Cosa manca all’industria cinematografica italiana per ritornare alla gloria dell’Hollywood sul Tevere?
Oggi siamo messi abbastanza bene perché stanno prendendo sempre più piede tanti talenti e giovani che sono cresciuti nella società delle tecnologie e quindi di fatto il mondo è piccolo tutto è più vicino. Oggi siamo difronte a una generazione di artisti italiani che si stanno riaffacciando anche con soddisfazione a Hollywood. Se proprio dovessi indicare qualcosa che manca, sicuramente uno spirito imprenditoriale più cosmopolita da parte dei nostri produttori. Il modo di produrre cinema rispetto al passato è cambiato, è stato stravolto da quello che oggi più che mai ha portato la globalizzazione cioè all’apertura delle frontiere artistiche e culturali a ogni parte del mondo e quindi i nostri talenti devono più che mai guardare alle nostre storie, ma immaginando da subito che possano essere fruibili a una popolazione internazionale, senza per questo snaturarle. Ci vuole più coraggio da parte dei produttori e più cultura contemporanea, tenendo conto invece anche della tradizione da parte dei nostri autori.

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Pascal Vicedomini è molto seguito sui social, anche per le sue amicizie con i vip di Hollywood. Tra questi amici “speciali” con quale ha un rapporto più stretto?
Gli artisti a cui sono più legato sono sicuramente Gerard Butler, Michael Fassbender, il regista Antoine Fuqua. Sono molto legato a Madalina Ghenea, ad Andrea Griminelli, Edoardo Bennato, Zucchero. Ce ne sono tanti dirne uno è riduttivo. Diciamo che sono una persona fortunata, ho un buon carattere e con questo voglio dire che sono socievole e sono molto aperto a conoscere, sono molto curioso. Dunque la mia disponibilità ad ascoltare il prossimo si è rivelata spesso la chiave vincente per poterla poi legare a me. Sono dell’idea che chi opera nella cultura deve avere uno sguardo molto lungo andando a capire chi sono i veri talenti e a favorirli nella crescita. E quello è poi ciò che ti ripaga, perché io tantissimi artisti io li ho conosciuti quando erano ancora molto giovani, – uno italiano per esempio è Francesco Patierno -, a cui ho dato una grossa mano all’inizio, appunto quando nessuno credeva in loro e poi si sono rivelati dei talenti.

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Un aneddoto curioso che ha condiviso con Michael Fassbender?
Michael Fassbender venne a Capri la prima volta quando stava girando con Quentin Tarantino Inglourious Basterds e non lo conosceva proprio nessuno, è sempre stato molto schivo. Però subito si è stabilito un gran rapporto di qualità appunto che poi lui volle tornare a Ischia l’estate successiva. Poi mi chiamò, mi ricordo mentre stavo a Los Angeles, ad agosto. Era il 15 agosto lui stava in motocicletta a fare un giro col padre per l’Italia. E praticamente si è fermò perché c’erano moltissimi ristoranti vuoti. E allora gli feci tutta una scaletta di ristoranti e alcuni posti da frequentare, non sapendo dove andare, essendo l’Italia abbastanza chiusa in quel periodo. Proprio quest’anno ci siamo rivisti con lui e suo padre e abbiamo ricordato questo bellissimo itinerario enogastronomico che gli ho fatto al telefono per il viaggio con suo padre. Michael Fassbender è una persona eccezionale, molto legata alla famiglia e questi valori della famiglia ci accomunano molto.

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