Ciak d’oro, stravincono “Perfetti sconosciuti” e “Lo chiamavano Jeeg Robot”

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Consegnati i “Ciak d’Oro” 2016, premi assegnati dalla rivista cinematografica Ciak. A spartirsi il bottino la commedia di Paolo Genovese e il film di Gabriele Mainetti sul “supereroe” di casa nostra: quattro ciak d’oro ciascuno per due pellicole che hanno riscosso il favore del pubblico ma anche quello della critica. Presenti attori, attrici, sceneggiatori e registi per quella che è stata anche una serata glamorous.

Istituiti ormai trent’anni fa, i “Ciak d’oro” sono prestigiosi premi cinematografici assegnati dalla rivista Ciak, diretta da Piera Detassis, da una giuria di critici e dai lettori a quelle pellicole che durante l’anno si sono distinte per eccellenza, originalità, favore del pubblico.

A “Cinecittà Studios” sono arrivati attori, registi, sceneggiatori, volti noti e cinefili per una serata che, vista la qualità, non ha riservato grosse sorprese ma gradite conferme. Due i film che hanno portato a casa più statuette: la commedia di Paolo Genovese “Perfetti sconosciuti”, già omaggiata con altri premi cinematografici anche nelle categorie tecniche, e il “superhero” in salsa nostrana “Lo chiamavano Jeeg Robot”, l’opera prima di Gabriele Mainetti premiata prima dal pubblico con un bel successo di box office e poi anche dalla critica.

A “Lo chiamavano Jeeg Robot” sono andati i “Ciak d’Oro” per le categorie “Miglior opera prima”, “Miglior attore non protagonista” a Luca Marinelli, “Miglior colonna sonora” a Michele Braga e Gabriele Mainetti, e “Miglior Manifesto”, a Daniele Moretti per Big Jellyfish.

A “Perfetti sconosciuti” sono andati i “Ciak d’Oro” per le categorie “Miglior film”, “Miglior attore protagonista” a Marco Giallini, “Miglior sceneggiatura” a Filippo Bologna, Paolo Costella, Paolo Genovese, Paola Mammini e Rolando Ravello e “Migliore canzone originale” a Fiorella Mannoia, Bungaro e Cesare Chiodo.

La pellicola di Matteo Garrone “Il racconto dei racconti”, un fantasy popolato di cavalieri, incantesimi e mostri degli abissi, si è portata a casa tre statuette: per la categoria “Miglior regia”, per “Miglior Scenografia” e “Migliori costumi”.

Il “Superciak d’oro” è andato a Lino Banfi, ormai prossimo agli 80 anni, che nella pellicola di Gennaro Nunziante e Checco Zalone “Quo vado” ha interpretato a perfezione un politico del sud dalla “competenza” infinita su tutti i “vantaggi” del posto fisso, dalla malattia all’aspettativa, dal trasferimento alla compensazione pecuniaria. Il premio è stata l’occasione per festeggiare tutta la sua lunga e fortunata carriera, fatta di titoli di culto come “L’allenatore nel pallone”, “Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio” e fortunate serie tv come “Un medico in famiglia”.

Non è stato questo l’unico premio andato a “Quo vado”: il “Ciak d’Oro” come “Miglior attrice non protagonista” è andato a Sonia Bergamasco, la terribile dottoressa Sironi. La statuetta come “Miglior attrice protagonista” se l’è aggiudicata Sabrina Ferilli per la sua interpretazione dell’omosessuale Marina nella commedia di Maria Sole Tognazzi “Io e lei”.

Ivan Cotroneo con il suo “Un bacio”, pellicola che parla di omosessualità, discriminazione, bullismo, si è guadagnato il “Ciak-Alice-Giovani”, premio nato da cinque anni con la sezione parallela della Festa del Cinema di Roma “Alice nella città”. Ancora statuette: una per Valerio Mastandrea come produttore di “Non essere cattivo” di Claudio Caligari e un’altra per Miriam Leone, “Speciale Serial Movie” per “Non uccidere”. Nella categoria “Attrice rivelazione del 2016” invece ha vinto Greta Scarano per “Suburra” mentre nell’omologa maschile Alessandro Borghi per “Non essere cattivo”.

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