Salvatore Ruocco: “Per me è importante vivere il personaggio e restare me stesso” [ESCLUSIVA]

“Il mio scopo non è insegnarvi a recitare, il mio scopo è aiutarvi a creare un uomo vivo da voi stessi. Il materiale per crearlo dovete prenderlo da voi stessi, dalle vostre memorie emotive, dalle esperienze da voi vissute nella realtà” – queste le parole di Konstantin Stanislavskij e il suo grande insegnamento. Da un uomo vivo può nascere sicuramente un attore, capace di racchiudere in sé tutte le emozioni di vita. Da un intenso percorso di vita nasce la carriera di Salvatore Ruocco, attore cinematografico e televisivo, che è approdato al set dopo aver lasciato la boxe. Un corso di recitazione cambia il suo tracciato e lo porta in pochi anni ad affermarsi sul grande schermo come protagonista di numerosi film pluripremiati ai Festival e alle Mostre del Cinema Internazionale.

Ha lavorato con i più grandi registi: Abel Ferrara, Manetti e Bros, Carlo Luglio, Matteo Garrone, Stefano Incerti, Leonardo Di Costanzo, Guido Lombardi, per citarne solo alcuni. Tra i titoli della sua filmografia: “Gomorra”, “Là-bas. Educazione Criminale”, “Take Five”, “Gorbaciof”, “Pasolini”, “Abel’s Grabndfather”. Nel 2015 Manetti e Bros lo ha scelto come protagonista di puntata della serie televisiva “Rex”, insieme a Serena Rossi. La sua carriera si divide tra Cinema e TV, con un interesse anche per la Moda. In questa intervista esclusiva si racconta a VelvetCinema.

Salvatore Ruocco: “Per me è importante vivere il personaggio e restare me stesso”

Dal ring al set… tu che venivi dal pugilato, come hai scoperto la tua vocazione di attore?

Un giorno suonai alla porta di un mio amico. Era circa l’una del mattino. “Chi sei?” “Sono io, Salvatore, apri. Fammi entrare.” “Non è vero. Non ti conosco. Vattene!” “Franco sono io!” ripetei appoggiandomi al battente della porta. Il mio amico rimase per qualche secondo inebetito “Come sei ridotto”. “Ho vinto Franco. Ho vinto, ancora”, dissi orgoglioso. “Pensa se avessi perso come ti riducevano…” esclamò facendomi entrare. Quello per me fu l’ultimo incontro di boxe clandestino. Avevo vinto, ma la mia anima aveva perso. Ero logorato da giornate che avevano il sapore di sangue. Fui salvato da un corso di recitazione, che poi mi ha portato fin qui!

Quali sono state le tappe salienti del tuo percorso?

L’incontro con Abel Ferrara, mi ha insegnato veramente tanto, lavorare con lui è prevalentemente uno studio. Basta una frase che lui dica… ti fa pensare a lungo. Ma anche Gaetano Di Vaio, che, tra tante discussioni e gioie vissute insieme è stato immensamente costruttivo, e poi il mio agente Cinzia De Curtis, il regista Guido Lombardi e Leonardo Di Costanzo mi hanno insegnato qualcosa di importante nel mio percorso.

Hai lavorato con i più importanti registi italiani e sei stato protagonista di numerosi film, qual è quello che ti è entrato più nel cuore?

Quando accetto un lavoro, significa che fin dall’inizio mi è entrato nel cuore. Non bisogna accettare un lavoro solo perché si devono collezionare film o fiction, non serve a niente se poi non ci metti l’anima e il cuore. Oggi posso dire che non c’è un film a cui ho preso parte che non abbia partecipato a qualche Festival importante nel mondo. Dal Festival di Cannes alla Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il Festival internazionale del Film di Roma, il Toronto International Film Festival (TIFF) e ne potrei elencare ancora tantissimi. Questo perché? Perché ho lavorato con persone che, come me, hanno preso il progetto a cuore. Solo così si ottengono risultati.

In che modo cerchi di entrare nel ruolo che devi interpretare di volta in volta?

Ogni volta che mi affidano un ruolo, mi metto continuamente alla ricerca di informazioni. Voglio sapere tutto quello che può essere utile per vestire quel personaggio: l’aspetto, i gesti, le emozioni e tanto altro ancora. Ad esempio, in Take Five di Guido Lombardi siamo 5 protagonisti. Il mio ruolo doveva apparire il più ingenuo e buono possibile, lontano dalla “cazzimma” e dal crimine che gli altri dovevano esternare. Per vestire quel personaggio ho dovuto fare un immenso lavoro, cercando quel filo che collegava fragilità, purezza, ingenuità. Poi Dimagrire 7 kg, rasarmi i capelli. Non smettevo mai di fare domande al regista, per poter diventare quello che lui voleva.

Oltre al cinema, hai fatto anche molta TV e nel 2015 sei stato scritturato come protagonista di puntata per la nuova serie del Commissario Rex, ti senti più a tuo agio sul piccolo o sul grande schermo?

Mi danno entrambi le stesse emozioni, ma vederti sul grande schermo… ti lascio immaginare!

Per te quali sono le doti più importanti in un attore?

Vivere un personaggio (e non recitare un personaggio), impersonarlo completamente, studiarlo, toccarne le emozioni profonde e rimanere se stessi nel momento in cui si riesce ad arrivare all’obiettivo. Se un attore riesce a comportarsi così davanti ad un personaggio, allora ha una grande dote.

Hai avuto esperienza anche nel campo della moda, vestendo Dolce & Gabbana per Vanity Fair, pensi di continuare in questo percorso?

Per me è stata una grande soddisfazione indossare capi D&G ed essere intervistato da testate giornalistiche importanti, tra cui il magazine Vanity Fair, che mi ha dedicato 3 pagine. Tutto questo dopo solo 7 anni che seguo la strada attoriale. Finché arrivano offerte interessanti da marchi e testate così importanti, perché non continuare?

Attore e Uomo… come Uomo, se dovessi trovare un aggettivo che ti descrive in una sola parola?

UMILE!

Cosa ti emoziona di più, nella vita come sul set?

Spesso vengo coinvolto come testimonial di associazioni ONLUS. Ultimamente dalla “Fondazione Sorrisi Onlus”. Non c’è emozione più grande di regalare anche in piccoli gesti sorrisi a bambini ammalati e bisognosi. Mentre sul set, quando mi urlano “buona la prima”! Significa stai facendo bene.

Il tuo prossimo impegno cinematografico?

Ho in cantiere dei progetti molto importanti a livello internazionale, ma per ora non posso rivelare ancora nulla…

Un messaggio che lanceresti ai giovani che si affacciano adesso alla professione

Tenacia e studio continuamente. Di non rinunciare mai al proprio sogno di attore e di non gettare mai la spugna. Immagina un pugile senza fiato, stremato, che resiste senza mollare mai, con in mente un unico obiettivo: VINCERE! Ecco!

Photo Credits: Press Office Salvatore Ruocco

 

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