Marco Mazzoli, On air – Storia di un successo: “Non sarà un film comico ma…”

Ho la casa devastata“, dice Marco Mazzoli guardandosi intorno. E intorno a lui c’è fermento creativo: attori, tecnici, il cugino Davide Simon, amici e collaboratori storici, macchine da presa, fili, fari, luci. Un flusso ininterrotto di idee, fogli (decine, centinaia di fogli), immagini. Caffè e panini e bibite per la pausa (che poi di pause se ne fanno poche), sguardi attenti e complici, occhiaie, sorrisi soddisfatti e qualche incazzatura (perché bisogna incazzarsi, ogni tanto, per fare le cose bene davvero).

A casa Mazzoli stanno prendendo forma e vita le ultime scene di On air – Storia di un successo, pellicola tratta da Radiografia di un dj che non piace, biografia che Marco ha scritto insieme a Davide (qua l’intervista) e che Davide dirige dopo aver realizzato la sceneggiatura insieme a Ugo Chiti. Arriva un film che racconta la storia di Marco Mazzoli, professione mina vagante. Colui che ha creato Lo Zoo di 105, il programma più ascoltato e irriverente d’Italia. Un uomo che adori o che invece ti sta sulle p… ehm, sulle scatole e vie di mezzo non ce ne sono. Marco fa numeri da pazzi, e non solo in riferimento agli ascolti. La pagina Facebook dello Zoo, per esempio, conta oltre due milioni e mezzo di followers. Di querele, lui, ne ha ricevute oltre 300. Radio 105 Network l’ha licenziato e poi assunto nuovamente una decina di volte. Adesso la sua storia si materializza sul grande schermo. E si parte dall’inizio, da quando era bambino a Los Angeles (il padre era art director alla Disney) e poi giovane irrequieto e combina-guai all’ombra della Madonnina. Mina vagante, sì. Ma con un obiettivo sempre ben chiaro nella testa e nel cuore: fare il deejay. Farlo alla grande.

Marco, un film su di te. Che effetto fa?
E’ strano, non me l’aspettavo! Quando Davide mi ha annunciato “facciamo un film tratto dal libro“, gli ho risposto “Ma vaaaaaa!!”. E non c’ho creduto nemmeno quando mi ha mostrato il contratto firmato da Giancarlo Giannini (uno degli interpreti, ndr). Invece era tutto vero. Stiamo facendo un film. Sai qual è la cosa più bella?

Quale?
Il messaggio. Un bel messaggio per un’Italia che si è rotta il cazzo.

Io scrivo proprio così, eh.
Ah… Allora ok, un messaggio (si dà un tono, ndr) per quest’Italia stanca, delusa, depressa. Il film racconta la storia vera di un perfetto sconosciuto, cioè io, che contro tutto e tutti riesce realizzare il suo sogno. Che poi una cosa del genere è successa anche per il film stesso: in tanti hanno provato ad ostacolarci, a boicottarci… Ma non ce l’hanno fatta (producono Davide Simon Mazzoli e Daniele Gramiccia, ndr).

Non è un film che fa ridere, dunque, come qualcuno potrebbe credere pensando allo Zoo.
No, non è un film comico. Ci sono momenti in cui si ride, certo. Ma ci sono anche momenti drammatici, momenti in cui si riflette. La gente conosce la parte “pubblica” di me, quella estrema. Ma io sono una persona normale. Che ha anche dovuto affrontare una serie di ingiustizie, che ha avuto i suoi periodi critici. Ecco, raccontiamo tutto.

Oltre a Giancarlo Giannini appaiono altri attori noti.
In diversi casi sono dei camei. C’è il Claudio Cecchetto “vero”, c’è Ricky Tognazzi alias l’editore del libro, ci sono Marco Mazzocca, Paolo Noise, Leone di Lernia. Chiara Francini ha una parte più ampia, quella di mia madre.

Martina Stella è tua moglie.
No, ecco. C’è stato un cambio radicale all’ultimo minuto. La Stella non è venuta sul set ed è stato necessario sostituirla. Mia moglie è Saunders. Ne ho cambiate tre, all’inizio doveva essere Cristiana Capotondi che tra l’altro somiglia tantissimo alla mia vera moglie, ma non poteva. Poi la Stella e infine Katy. La scelta definitiva.

E’ un set molto ricco.
Sì, mio cugino è convinto di girare Ben Hur (ride, ndr)! Scherzi a parte: mi ha sorpreso, non pensavo mettesse in piedi una cosa del genere.

Quali scene sono state girate a casa tua?
Per esempio quella dell’incontro col fantasma.

Quanti attori interpretano Marco Mazzoli?
… Quattro! Leo, il figlio di Davide, interpreta me da piccolissimo. Vasco interpreta me a 8 anni, Lorenzo è la mia versione “adolescente” e Giulio, che ha 26 anni, interpreta me… A 26 anni. Giulio Greco è senza dubbio il più fortunato perché si limona una serie di donne a cominciare da Fiammetta Cicogna; una sera Lorenzo mi ha chiamato dicendomi “ti odio!” e io “perché????“… Sai cosa mi ha risposto? “Perché lui si limona tutte quelle ragazze e a me toccano i giornaletti e le se..e col pupazzo!“. Tutte cose realmente accadute, eh.

In che senso Marco? Che hai fatto col pupazzo?
Eh, era un orso di peluche e con lui ho avuto il mio primo rapporto sessuale.

… Perfetto. Tecnicamente come è stato possibile tutto ciò?
Lo scoprirete nel film, la questione è stata riportata nel dettaglio.

Come attore sei bravo?
Come sono come attore (è sul set, gira la domanda ai più vicini, ndr)?? Boh, mi dicono che sono spontaneo!

On air – Storia di un successo sarà… un successo?
Io spero proprio di sì! E credo che i pressupposti non manchino.

Com’è il Marco “privato”?
Sono un orso, una persona come tante, non esco quasi mai, preferisco stare a casa. Ridi se vuoi, non crederci, ma sono timido. Forse soffro di sdoppiamento di personalità. Il microfono per me è un’arma. Dare un microfono a me è come dare una pistola a un serial killer. Mi sento come se fossi in bilico su un precipizio e facessi Bungee Jumping. So che può succedere di tutto, che può arrivarmi un’altra querela. E tutto questo mi stimola.

A proposito di querele: ne hai una collezione decisamente nutrita.
Sì, ma in questo sono molto americano. Che mi querelassero pure. A parte che adesso costa troppo denunciarmi (ridacchia, ndr).

Tu sei convinto che se si ha un sogno e se si lotta davvero per realizzare, alla fine diventa realtà.
Sì.

Un messaggio bello. Dà grande carica. Ma vale anche in un Paese come l’Italia, che spesso sembra ignorare il concetto di “meritocrazia” e in cui troppe volte funzionano invece le scorciatoie di vario tipo?
Ti dico una cosa. Io amo l’America, sono cresciuto là e da un po’ di tempo sono tornato a viverci anche grazie al supporto di mia moglie, che è una psicopatica come me (grande dichiarazione d’amore e complicità, ndr). Tutti sono convinti che laggiù ci sia molta più meritocrazia, io invece riscontro le stesse problematiche dell’Italia. Per esempio, parlando del mio mondo cioè quello della radio, in America ci sono grosse società che monopolizzano il mercato e lasciano poco ossigeno alle piccole emittenti. Non ci può essere competizione. E in questo io riscontro poche differenze anche rispetto alla mafia italiana.

Quindi, secondo il tuo punto di vista, la meritocrazia è secondaria.
La meritocrazia, la mafia e tutto il resto. Se uno ha veramente un grande sogno e persevera, ogni ostacolo diventa secondaria. Ce la fa comunque. Così come ce l’ho fatta io. Però è importante, importantissimo fare una cosa per volta. Concentrarsi su un unico obiettivo e non correr dietro a mille cose diverse. Io, nel corso della mia carriera, ho avuto anche altre possibilità. Ma ho sempre scelto di dedicare anima e corpo allo Zoo.

In effetti i risultati sono degni di nota.
Alla fine sono arrivati sì. Forse qualcuno pensa che non faccio un cazzo, che me ne sto seduto due ore al giorno dietro un microfono e poi ho finito… Invece no. Dietro c’è un lavoro pazzesco. Passo tutta la giornata pensando alla Zoo. Non mi lascia mai, nemmeno quando torno a casa. Non è facile far ridere tutti i santi giorni. Anche io ho i miei problemi e i casini da risolvere. Magari una mattina mi alzo di cattivo umore, devo andare in tribunale con l’avvocato per una querela, oppure mi arriva una cartella di Equitalia… Eppure vado in onda col sorriso. E in più cercare continuamente nuovi meccanismi per continuare a far funzionare lo Zoo.

Pensi che il film riesca a restituire tutto questi “retroscena”, questo background che in effetti, ascoltando il programma, non viene in mente o si ignora per ovvi motivi?
C’è voluta una grande capacità di sintesi, in effetti. Però crede di sì. Credo che tutto questo arrivi.

Marco, ti hanno mai rubato idee?
…. Uuuuuuhhhh!!! Quante volte! Alcuni lo dicono chiaramente, come per esempio quelli di Colorado, e quindi si dimostrano corretti. Altri rubano e basta.

Un esempio di “furto”?
La Zanzara di Giuseppe Cruciani è una copia dello Zoo in chiave politica. Ma lui l’ha detto, eh. Ha copiato lo stile, e d’altra parte è abilissimo nel massacrare i politici. Io non sarei in grado, anche perché se parliamo di politica sono un ignorante. Per il resto, le idee da rubare sono sempre tante, lo Zoo è talmente vasto, tocca talmente tanti settori che una nostra piccola intuizione può essere sviluppata e diventare cosa a sé stante.

Qual è la forza più grande dello Zoo?
Lo Zoo scandalizza le vecchie generazioni perché sentono “cazzo” e storcono il naso, senza fermarsi a capire cosa ci sia sotto. Qualche tempo fa il mio Direttore mi ha detto una cosa: ‘I primi anni è stato come se tu ti trovassi in un teatro ma alle spalle del palco, quindi dovevi urlare per farti notare. Ora sei sul palco e non ce n’è più bisogno‘. Queste parole mi sono rimaste impresse. La forza più grande dello Zoo? Per rispondere faccio un paragone: c’è il film porno vero e proprio, volgare e sguaiato, e c’è il film in cui si intravede solo un capezzolo ma che riesce a fare molto più effetto. Ecco, lo Zoo è questo. E’ quel capezzolo che s’intravede. E’ il giornaletto porno che leggi di nascosto, una specie di perversione. Io voglio essere la perversione (ride, ndr!).

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