Fabio Troiano, Non c’è 2 senza te: “Rischi? Faccio ciò che mi stimola e diverte”

Pomeriggio romano, il freddo e il vento sembrano mozzicare le viscere. Fabio Troiano non sta fermo un attimo. Ma non è per i brividi, non è per la temperatura esterna. No, è qualcosa di più importante a renderlo elettrico. Non c’è 2 senza te, il film che coincide col suo progetto più importante degli ultimi tempi, ha appena superato il primo weekend di programmazione. Un giro di boa fondamentale per chiunque lavori nel cinema. E lui, Fabio, non nasconde la sua attenzione per i risultati al botteghino: pure questa è sincerità. Perché i risultati al botteghino sono la vera cartina al tornasole per capire la reazione e il giudizio del grande pubblico.

Operazione coraggiosa, Non c’è 2 senza te. A tratti spericolata. Per vari motivi: prima di tutto perché la co-protagonista, insieme allo stesso Troiano e a Dino Abbrescia, è Belen Rodriguez. E l’accostamento Belen+grande schermo non può che essere accompagnato dal pregiudizio. Secondo, perché l’attore torinese e il collega barese interpretano una coppia gay. E ciò significa essere guardati con un’iniziale diffidenza proprio dalla comunità gay, che spesso tende a dare per scontato che qualsiasi rappresentazione sia sfalsata o – peggio – insensibile. Poi ci sono gli altri, gli etero, che non conoscendo questo mondo e cercando di apparire “in pace” con esso, escludono (sbagliando) che possa essere caratterizzato da qualsivoglia eccesso.

Insomma, all’origine del lungometraggio c’erano due potenziali tempeste pronte a scatenarsi lungo il tragitto che dalle recensioni conduce nelle sale. Eppure Troiano s’è ugualmente messo in gioco, insieme ai compagni di set e al regista Massimo Cappelli, che con lui firma pure il soggetto e la sceneggiatura. Onore al merito, diciamolo e vivaddio. Ed eccolo, Troiano, mentre il freddo della Capitale prende a morsi. Eccolo che parla, gesticola, s’appassiona, cambia mille facce. Ci tiene.

Alcune recensioni non sono state troppo benevole, questo si sa. La tua risposta?
Beh, la risposta arriva con i numeri. Non è un film da centinaia di copie, in tutta Italia ne sono state distribuite circa 170. E si tenga presente che fra giovedì e venerdì diverse sale, al Nord, sono rimaste chiuse per via del maltempo. In compenso, nell’arco di questo primo fine settimana il film è andato benissimo in Campania, in Puglia, in Piemonte. Al di là delle recensioni, è il pubblico quello che sceglie. E in diverse sale c’è stato pure il sold out. Certo, poi i prevenuti non mancano mai: c’è Belen… E invece chi l’ha visto ha confermato che, dopo un minuto, ti dimentichi che è Belen e ti concentri sul suo personaggio. Lei s’è messa in gioco fino in fondo, come tutti noi. E posso garantire che, al di là del suo allure, è estremamente alla mano, disponibile e professionale.

Stai ricevendo decine di commenti sui social.
E forse è proprio questa la soddisfazione più grande. Perché sono commenti positivi. E sui social, si sa, la gente non fa sconti. Se ti deve massacrare, ti massacra a basta. Ti seppellisce.

E’ la prima volta che scrivi un soggetto e una sceneggiatura: non hai avuto timore, anche in questo caso, di essere giudicato?
Ho scritto soggetto e sceneggiatura, sì, ma insieme al regista Massimo Cappelli. Non ho avuto timore sia per la sua presenza sia per la convinzione che il mio essere attore potesse risultare utile. Un attore conosce bene i meccanismi dei tempi, delle battute, dunque in tal senso è facilitato. Io e Massimo ci siamo perciò completati: più di una volta un dialogo o una battuta sono stati tagliati in seguito a un confronto.

Come ti sei sentito quando avete scritto l’ultima parola?
Bene. Mi piace questa sceneggiatura. Perché mi fa ridere. Poi avrà anche delle pecche, per carità. Però mi piace, sì.

Veniamo alla decisione di mettere in scena una coppia gay: qualche critica era inevitabile. Addirittura scontata.
Vero. Ci tengo però a precisare che questo film nasce da una storia vera. E’ successo realmente a due nostri amici gay: uno di loro ha perso la testa per una donna ed è stata crisi su tutti i fronti. L’amore non ha leggi né regole prestabilite. Ci si innamora della persona, innanzi tutto. E nel film il mio personaggio, Moreno, fa una dichiarazione totale: lui si è innamorato di quella donna ben precisa. Le altre non c’entrano nulla, non è questione di aver improvvisamente cambiato gusti…

E per quanto riguarda la rappresentazione dei vostri personaggi? Come vi siete posti dinanzi al rischio di scivolare nella macchietta?
I nostri due personaggi vanno in giro in Vespa usando caschi colorati con le orecchie. E’ vero. Amano essere eccessivi. Loro sono così e molti gay sono così, altri invece no e comunque non c’è proprio nulla di male. A chi lo nega, chiedo: sei mai stato a una festa gay? A me è capitato. E si scatenano, se ne hanno voglia. Scelgono l’eccentricità, sono liberi di farlo. Io credo che “ghettizzare” non sia il fatto di mettere il casco con le orecchie, ma il fatto di escludere quel casco a priori. E comunque, sul set c’erano dei gay cui abbiamo chiesto più volte consigli…

Perché avete scelto Belen?
Perché avevamo bisogno innanzi tutto di una donna bellissima. Di una bellezza mozzafiato. Abbiamo consultato, appunto, diversi amici gay. Chiesto loro: “Se dovessi stare con una donna, chi sceglieresti?”. E la risposta quasi sempre è coincisa col suo nome. Belen è un’icona gay indiscussa.

Ha accettato subito?
Sì, ma con altrettanta immediatezza ha messo in chiaro che non avrebbe fatto la parte della “bonazza” con pochi vestiti addosso e un fare sempre provocante. E’ stata molto ferma su questo punto. E sono fiero di dire che non appare scosciata nemmeno in una scena: non ce n’era bisogno. Questo film è altro.

Un film per tutti?
Esatto. Un giornalista, forse intendendo fare una critica velata, l’ha definito “il cinepanettone di San Valentino”; bene, sai che ti dico? Magari! Io lo prendo come un complimento enorme, lo trovo stupendo! Tra l’altro, sarebbe il primo cinepanettone di San Valentino in assoluto, l’apripista di un nuovo genere (ride, ndr).

Tu e Dino Abbrescia ormai formate un sodalizio artistico.
Beh, prima di tutto siamo grandi amici. E poi sì, sul set c’è fra noi una grande sintonia. La cosa più bella è che non abbiamo alcuna rivalità, anzi spesso ci suggeriamo a vicenda eventuali nuove battute che potrebbero funzionare di più rispetto a quelle già scritte sul copione. Giuro che è così?

E di Tosca cosa mi dici?
Ah, Tosca è Tosca! Una donna bellissima, prima di tutto. E non è facile che un’attrice consapevole del proprio fascino accetti di farsi imbruttire per buona parte del film. Invece lei non c’ha pensato due volte. E poi, per la seconda parte, ha invece tirato fuori tutta la sua sensualità…

Samuel Troiano, tuo nipote, che interpreta il piccolo Niccolò.
… L’ho raccomandato (ride, ndr)! No, scherzi a parte: abbiamo provinato diversi bambini e lui ci è sembrato il più reattivo; forse ha influito il fatto che sono un suo familiare, certo, ma d’altra parte lui recita quasi esclusivamente con Dino e Tosca. E devo dire che entrambi sono stati abili a farlo entrare “nel giogo” e a metterlo a suo agio.

Sembra proprio che ti piacciano molto le sfide, Fabio. E che tu riesca anche a fregartene delle eventuali conseguenze. Insomma: il tuo percorso, fin qua, è stato tutt’altro che “impostato” e lineare, e basti ricordare l’esperienza di The voice.
Voglio fare le cose che mi divertono e mi stimolano, tutto qua. Nel caso di The voice mi sono sentito talmente coinvolto che è stato impossibile rifiutare. E non c’ho pensato proprio, a dirla tutta. Io mi butto. Pochi sanno, per esempio, che da due anni faccio le matinée nelle scuole con lo spettacolo Odissea – Non chiamatemi Nessuno che ho anche scritto insieme al regista Massimiliano Dau e a Pasquale Romano. I miei amici continuano a chiedersi perché io mi alzi presto la mattina per questo, perché continui… Beh, io mi diverto tantissimo!

Sei nel cast di Squadra antimafia 7: un buono o un cattivo?
Sono uno dei nuovi cattivi.

Quindi Abbrescia deve inseguirti?
Sì, deve inseguirmi. Ma non mi troverà mai… (ridacchia, ndr)

Sei anche nel cast di Rosso Millemiglia, opera prima di Claudio Uberti.
Esatto. Con me, Martina Stella e Remo Girone. L’anteprima sarà il prossimo maggio all’Expo, Padiglione Italia.

Soddisfatto di quanto hai fatto nel 2014 e in questo anno da poco iniziato?
Sì. Soprattutto perché è andata in porto una cosa che volevo fare davvero con tutto me stesso. Questo film, appunto.

Se il bilancio di questo film sarà positivo su tutti i fronti, cosa farai?
Beh, intanto io e Massimo abbiamo già pronta un’altra sceneggiatura. E poi… Poi mi compro un bel quadro. Io amo i bei quadri.

Foto by Ufficio stampa

Impostazioni privacy