Bill Murray, St Vincent: i panni del burbero con accessori diversi

In linea di massima le etichette non sono mai qualcosa di particolarmente di positivo, certo. Ma le eccezioni non mancano mai. Una di queste è senz’altro Bill Murray. Per molti sarà “l’ex Ghostbusters” a vita, ma la cosa non ha affatto limitato la sua carriera. Anzi. Perché Murray ha saputo volgerla a sua favore, costruendoci su una carriera poliedrica e catturando l’attenzione dei registi del calibro di Tim Burton, Sofia Coppola, Wes Anderson, Jim Jarmusch. Che l’hanno voluto nei loro film per il suo talento, la sfacciataggine, la faccia di comma capace di prendere qualsiasi forma o quasi. Gli estimatori italiani di Murray, adesso, hanno un nuovo appuntamento da rispettare: giovedì 18 dicembre esce nelle sale St Vincent, in cui gli tocca un ruolo che da sempre gli calza a pennello ovvero quello del burbero.

Diretto da Theodore Melfi, al suo primo lungometraggio, Bill è il protagonista di questa commedia sentimentale condita di irriverenza che racconta di un uomo apparentemente scontroso e brusco (Vincent, appunto), ma in realtà dotato di cuore grande. Ex reduce, decisamente poco raffinato, appassionato di scommesse, nonostante l’età, fa da babysitter a Oliver (Jaeden Lieberher), il figlio dodicenne della sua vicina di casa Maggie (Melissa McCarthy) il quale arriverà a considerarlo una sorta di mentore. O santo. E che a sua volta riuscirà a tirar fuori il suo lato migliore. Vincent unirà la propria strada a quella di madre e figlio, dunque, ma anche a quella di Daka, una prostituta russa che è rimasta incinta, è parecchio arrabbiata e ha le sembianze di Naomi Watts.

Murray non ha agenti, si sa. Nonostante la sua fama internazionale. Perché vuole scegliersi da solo i – pochi – film a cui partecipare. Stavolta ha detto sì a un film indipendente, a basso budget. Qualcuno storce il naso, liquida la scelta come un’improbabile svolta buonista e rimpiange il suo lato più “cattivo”. Altri, la maggior parte, apprezzano. Perché Murray è Murray, nessun cambiamento interiore e artistico in atto. Piuttosto, la voglia di indossare vesti che gli sono familiari e al contempo hanno un taglio diverso. Come se ci fossero altri accessori, insomma. No, i suoi fan non saranno affatto delusi. Anzi, avranno ulteriori conferme circa il valore del loro beniamino. Intanto le due candidature ai Golden Globe sono già sotto chiave e qualcuno comincia a parlare di Oscar…

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