“Educazione Siberiana”, il ritorno di Salvatores

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Ci mancava Gabriele Salvatores, ci mancava moltissimo. Non tanto per quell’Oscar che vien citato fin sulle locandine della sua ultima pellicola “Educazione Siberiana“. Quanto piuttosto per quella sua capacità di accompagnare il pubblico italiano al cinema con proposte sempre diverse: nella sua produzione ci piace evidenziare anzitutto la cosiddetta “trilogia della fuga“, con “Marrakech Express“, “Turnè” e l’osannato “Mediterraneo“; poi il cyberpunk “Nirvana” e il surreale “Denti“. Ricordiamo anche i più recenti “Io non ho paura“, davvero bello, e il noir “Quo Vadis Baby?“. Sono rari i casi in cui un autore riesce ad essere al tempo stesso così vario nei temi, pur restando sostanzialmente riconoscibile. Salvatores ha inoltre un grande pregio: è forse tra i registi italiani “meno italiani” che abbiamo, e quindi tra i più noti all’estero. Pur raccontando storie spesso di provincia, riesce a renderle universali e appetibili anche per un pubblico al di fuori dei nostri confini, e questa sua sensibilità è un dono che sarebbe auspicabile riscontrare più spesso nelle produzioni italiane: una dote che se vista più frequentemente risolleverebbe tutto il movimento italiano. Siamo dunque felici di potervi presentare la sua nuova pellicola, ecco il trailer.

EDUCAZIONE SIBERIANA – trailer ufficiale

In “Educazione Siberiana” il cast è composto quasi totalmente da volti ignoti al pubblico: si tratta di giovani attori dell’Est, l’unica vera star è John Malkovich, sempre un grande interprete nella sua prolifica produzione. Ma qui il protagonista vero della pellicola è la storia. L’ambientazione è quella di una cittadina nella Moldava, Transnistria, durante gli anni del declino del regime sovietico. La piccola città-stato soggiace alle regole dei clan criminali di origine siberiana, che vantano ascendenti nei guerriglieri Urca. I traffici di armi, le azioni criminali e i furti vengono dunque mescolati con morale e rituali di origine tribale. Si tratta di un modus vivendi in senso completo, nel quale la criminalità non è una devianza dal sistema, ma è il sistema stesso. Grande importanza poi ha la cultura del tatuaggio tradizionale nella comunità degli Urca: ogni tatuaggio ha un significato e un’iconografia ben precisa, e rappresenta uno dei “riti di passaggio” obbligati all’interno del clan e della società.

Il film è atteso in sala il 28 febbraio 2013, e sarà sicuramente una delle pellicole che andremo a recensire. Ad “Educazione Siberiana” abbiamo dedicato questa fotogallery con le immagini ufficiali della Cattleya, buona visione!

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Il film è basato sull’omonimo romanzo autobiografico di Nicolai Lilin. Il libro è stato pubblicato nel 2009 da Einaudi, rivelandosi un successo internazionale, e raccogliendo il plauso tra gli altri di Roberto Saviano. Nicolai Lilin ormai vive a Milano dal 2003. A fianco della sua carriera letteraria, che procede sempre sulla linea del racconto autobiografico, ha aperto un tattoo studio nel quale riproprone i tatuaggi siberiani, classici della sua tradizione. Inoltre dal febbraio di quest’anno sul canale DMAX conduce ogni sabato in seconda serata la serie TV “Le regole del gioco“, nella quale durante ogni episodio entra nel mondo della criminalità italiana per interviste spesso crude. Alcuni hanno messo in dubbio la veridicità delle situazioni narrate nei suoi romanzi, ma da più fonti ci hanno confermato che si tratta di letture molto coinvolgenti, e anche noi avendo sfogliato le prime pagine siamo rimasti affascinati da questo mondo così lontano dalla nostra cultura. In attesa di visionare la pellicola una lettura del romanzo potrebbe essere una buona idea.

In chiosa di questo speciale dedicato ad uno dei film da noi più attesi, eccovi la sinossi ufficiale del film.

“Nel sud della Russia, in una città divenuta una specie di ghetto per criminali di varie etnie, due bambini di 10 anni, Kolima e Gagarin, crescono insieme, amici per la pelle. L’educazione che viene impartita è piuttosto particolare: il furto, la rapina, l’uso delle armi. Il loro clan ha delle regole precise, una specie di codice d’ onore, a volte persino condivisibile, che non va tradito per nessun motivo.

Ma il tempo passa, i due ragazzi crescono mentre il mondo intorno a loro cambia radicalmente…
E quando hai vent’ anni e il mondo ti si spalanca davanti, hai voglia di prendertelo. E quando hai vent’ anni, rispettare le regole non è esattamente il tuo primo pensiero. Ma, come dice nonno Kuzja, il capo del clan criminale siberiano: “È folle volere troppo. Un uomo non può possedere più di quello che il suo cuore può amare!”

Per i più curiosi, le note di regia di Gabriele Salvatores.

L'”educazione siberiana” è uno strano tipo di “educazione”.
E’ un’educazione criminale, ma con precise e, a volte sorprendentemente condivisibili, regole d’onore.

“Educazione Siberiana” è anche il titolo del primo libro di Nicolai Lilin, in cui l’ autore racconta la sua infanzia e la sua adolescenza all’ interno di una comunità di “Criminali Onesti” siberiani, così come loro stessi amano definirsi.

La storia si svolge in una regione del sud della Russia e abbraccia un arco di tempo che va dal 1985 al 1995.
In quegli anni avviene uno dei più importanti cambiamenti della nostra storia contemporanea: la caduta del muro di Berlino e la conseguente sparizione dell’Unione Sovietica con tutto quello che questo evento ha poi comportato nei rapporti economici e sociali dell’intero pianeta.
La storia di questi ragazzi che passano dall’infanzia all’adolescenza e della comunità in cui sono cresciuti diviene, quindi, partendo da un microcosmo molto particolare, una storia universale che, al di là delle implicazioni sociali, acquista un significato metaforico che riguarda tutti noi.

Ci siamo ispirati ai personaggi, alle situazioni e al mondo raccontato da Lilin per creare una storia epica: l’eroica e disperata resistenza dei discendenti dei guerrieri Urca, originari abitanti delle grandi foreste siberiane, all’invasione del consumismo e della globalizzazione. E, soprattutto, la storia di un gruppo di ragazzi che affronta uno dei problemi più complessi della nostra vita: il diventare adulti.

È un mondo di contrasti, come quando, in una scena del film, nell’unico spazio libero lasciato dai palazzi grigi e tutti uguali di un quartiere di architettura sovietica, una piccola giostra accende le sue luci colorate e diffonde dai suoi altoparlanti la musica di David Bowie.

E, dato che si tratta di creare un mondo lontano da noi e praticamente sconosciuto, questo si può in un certo senso definire un vero film “in costume”.

Gabriele Salvatores

(foto: 01distribution/Cattleya)

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